Brian Kane – Sound Unseen: Acousmatic Sound in Theory and Practice

BrianKane_SoundUnseen

Oxford University Press, ISBN: 9780199347841, English, 336 pages, 2014, USA

In un mediascape contemporaneo dove il “non visivo” sembra ancora essere una categoria privilegiata, possiamo affermare che l’acusmatica – intesa come “l’esperienza di sentire un suono senza vederne la sua causa” – si affermi in quanto fenomeno decisamente rilevante. Dalle sue origini, nella pratica pitagorica di erogare lezioni nascosti da uno schermo, il termine è stato rilanciato nel 1960, in primo luogo dal romanziere Jerôme Peignot. L’acusmatica poi è stata praticata e teorizzata dal compositore Pierre Schaeffer nel suo concetto fondamentale di “oggetto sonoro”, che descrive un suono separato dal suo contesto indicale, completamente scollegato dalle sue origini grazie all’utilizzo di specifiche tecnologie di registrazione. Radio, dischi, CD o il telefono – ad esempio – possono anche essere definiti media acusmatici e in Film Studies, il termine acusmatica definisce suoni che sono percepiti ma per i quali nessuna delle cause che li ha generati è vista sullo schermo. In Sound Unseen, la definizione di Schaeffer è ripetutamente rifiutata da Kane, il quale argomenta che questa disconnessione rende i suoni acusmatici autonomi e quindi privi di “tensione” e “mistero”. Egli afferma che il suono [a]cousmatic è né soggetto né oggetto sonoro, né effetto, né fonte e né causa. “Invece, esso viene in essere nel complesso rapporto tra “effetto uditivo, causa e origine”. Ancor più, attraversa diverse discipline come la cultura sonora, la filosofia, il cinema e la psicoanalisi. In linea con questo, la metodologia di Kane è multi-disciplinare, analizzando una varietà di casi. Un esempio è “The Burrow” di Franz Kafka, un romanzo basato su un animale non identificato (simile a una talpa) che vivere nel buio e conta solo su non visti (acusmatici) suoni. Come Kane afferma poi: “il suono non rispetta confini, e nessuno fa il suono invisibile”.