Kepler’s Dream, looking back to look forward

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Da molti considerato come il primo romanzo di fantascienza mai pubblicato, il Somnium di Giovanni Keplero rappresenta un geniale strumento didattico con cui lo scienziato tedesco sperava di convincere i propri lettori ad abbracciare le novità copernicane. Nel racconto Keplero stesso si sottopose ad uno stimolante esperimento di pensiero: immaginare come si sarebbe vista la volta celeste (e dunque la Terra) se la si fosse osservata dalla Luna. Era il 1593. A più di quattro secoli di distanza la scienza ha raggiunto scoperte importantissime, sviluppando tecnologie e strumentazioni sempre più evolute. Quello che non è affatto cambiato, probabilmente, è il presupposto che alla base di ogni sapere, ci sia l’attenta osservazione. La sfida, sempre recente, di voler osservare le cose con nuovi occhi, abbracciando i piccoli dettagli, come se fossero tutti di essenziale importanza per il raggiungimento di una più ampia consapevolezza. E’ proprio nella ricerca dei dettagli e nella riscoperta di vecchie tecnologie, integrata alle nuove, che si trova la forza di “Kepler’s Dream”, opera dei due brillanti studenti tedeschi dell’Università della Arti di Berlino, Ann-Katrin Krenz e Michael Burk. Una sorta di piccolo mappamondo, modellato con CINEMA 4D e realizzato con una stampante 3D che, traendo ispirazione dai corpi platonici di Keplero, li fonde alla propria superficie. Sospeso poi su una vecchia lavagna luminosa e libero di essere ruotato dai visitatori, proietta forme ingrandite dei propri dettagli su teli antistanti, dando vita ad un trittico di giochi di ombre e proiezioni del tutto analogici. Un’esperienza concreta realizzata anche grazie al generoso sostegno del Goethe-Institut, che regala visioni sempre diverse della superficie topograficamente elaborata di alture, valli, sporgenze e forme geometriche, tanto reali quanto legate ad un processo di creazione computerizzato. Benedetta Sabatini

 

Kepler’s Dream, looking back to look forward