Random Darknet Shopper, deep shopping

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Avete mai provato a dare la paghetta ad un software spendaccione? È quello che hanno fatto gli artisti del collettivo anglo-svizzero !Mediengruppe Bitnik, sguinzagliando un bot di shopping online su Agora Market Place, uno dei mercati più floridi del deep-web. Con un budget di 100 dollari in Bitcoin a settimana e la libertà di scegliere tra più di 16.000 oggetti legali e non, il risultato non poteva che essere controverso, tanto da meritare una mostra presso il Kunst Halle Sankt Gallen, in Svizzera, chiamata The Darknet: Da Memes a Onionland. Un paio di jeans Diesel falsi, 200 sigarette Chesterfield di contrabbando, un berretto da baseball con una telecamera nascosta, 10
 pasticche di ecstasy… questi sono parte degli oggetti fatti recapitare dal bot direttamente presso la
 mostra, in cui lo schema di massima sembra mutuato dal precedente Amazon Random Shopper di Darius Kazemi. La stazione di polizia a pochi metri dalla sala espositiva non pare interessarsi agli
 oggetti illegali esposti, eppure è un caso che il progetto Random Darknet Shopper sia andato in porto, scampando all’operazione dell’FBI che ha recentemente chiuso alcuni mercati on line del tutto simili ad Agora Market Place. Questo intervento, unitamente alla mostra, ha sollecitato discussioni sia riguardo l’effettiva sicurezza e anonimato della rete TOR, sia riguardo il dibattito legale che si pone in mezzo ad un ginepraio di legislazioni. In una rete aperta, che comprende così tante giurisdizioni diverse, diventa molto difficile capire quali leggi siano applicabili; quali merci siano effettivamente illegali, a partire dal Paese di appartenenza dell’acquirente o del venditore. Benedetta Sabatini

 

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