Migration, retirement home for cassette recorders

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È la media art la casa di riposo per le tecnologie obsolete? Liberati dagli alienanti effetti di funzionalità, i nostri dispositivi elettronici di consumo a volte trovano una nuova vita solo dopo essere stati sostituiti da una nuova generazione di gadget. Stephen Cornford ha investigato seguendo questo tema e presentando una serie di opere nelle quali fanno bella mostra vecchie tecnologie di registrazione che sollecitano la possibilità di esprimere finalmente la loro vera natura. Nella sua Five Introverted Machines utilizzando le testine di lettori di cassette a nastro di prima generazione l’artista ha amplificato le emissioni elettromagnetiche generate dall’elettronica del lettore. In Binatone Galaxy ha sondato lo spazio acustico interno della cassetta audio, amplificando le risonanze del contenitore di plastica rimosso della sua bobina magnetica originale. Nel suo ultimo lavoro, Migration, un gran numero di cassette a nastro da dittafono modificate imitano poveramente la presenza sonora di uno stormo di uccelli. I suoi voice recorder amplificano i rumori prodotti dagli stessi meccanismi interni, i suoni, che durante il ciclo di vita tradizionale del prodotto sono stati repressi dai diligenti ingegneri audio in quanto interferenze indesiderate. Gli altoparlanti sono rimossi dal corpo dei dispositivi e fissati su pendoli la cui oscillazione viene periodicamente aggiornata dai meccanismi originariamente assemblati per trasportare il nastro magnetico verso la testina. Visivamente, il lavoro produce un effetto che ricorda un pezzo di György Ligeti per 100 metronomi, Poeme Symphonique. Conford ci ricorda come le tecnologie per fissare il suono siano gradualmente migrate dalla meccanica al dominio elettronico. Se l’auto-rumore delle schede di memoria SD batte il medium obsoleto dei magnetofoni nei termini di una maggiore silenziosità, le schede di memoria SD potrebbero avere meno da dire una volta arrivato il loro turno di andare in pensione. Matteo Marangoni

 

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