Subway, dancer in the dark

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Come Persepolis – graphic novel e omonimo film candidato agli Oscar 2008 – ha saputo raccontare al grande pubblico, l’Iran di oggi non promuove nessuna forma di cultura occidentale e deve rispettare rigide dettature di origine religiosa islamica: vietato bere alcolici, vietato fare sesso prima del matrimonio, vietato ballare in pubblico… e per le donne i divieti si moltiplicano. Anche se non sempre si è in grado di cambiare le leggi, ci è però spesso possibile trovare dei modi per tenere accesa la voglia di cambiamento anche a chilometri di distanza, tra paesi e popoli apparentemente diversissimi. Con questo scopo è nato Subway, un progetto collaborativo che grazie all’uso creativo dei media digitali e dei dispositivi mobili, ha avviato un dialogo a distanza che ha permesso a molti iraniani di compiere piccoli gesti di superamento nei confronti della cultura repressiva alla quale sono quotidianamente e severamente esposti. L’iraniana Ansari, una volta trasferitasi a New York, ha prodotto un breve video durante il quale balla liberamente nella stazione della metropolitana. In collaborazione col ricercatore della Georgia Tech University Andrew Quitmeyer e al Digital World and Image Group, è stata poi sviluppata un’applicazione per Android grazie alla quale il video è stato suddiviso in frame e diffuso in Iran, dove le persone, liberamente, hanno potuto replicare le pose dei singoli frame come scatti fotografici. Ballare, dunque, senza ballare davvero. I frame, ricomposti nel loro ordine, hanno ridato vita alla coreografia iniziale, grazie a decine e decine di ballerini iraniani, fermi in un’istantanea… che di fermo non ha niente.

 

Subway Documentation and Dance

 

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