Jason Khan – Things Fall Apart

Jason-Khan-–-Things-Fall-Apart

CD – Herbal International

Una batteria, la sua stessa voce, poi oggetti metallici, una radio, un mixer, diversi microfoni a contatto, una bobina magnetica, un altoparlante e un computer, più sedie e sacchetti di plastica: sono questi i materiali utilizzati da Jason Khan in Things Fall Apart, titolo che oltre alla sua intrinseca forza è pure una citazione letteraria e si riferisce all’omonimo romanzo dello scrittore africano Chinua Achebe, una sorta di metafora ricorrente – per l’audio-artista newyorkese adesso di base a Zurigo e accasato alla Herbal International – di tutto quello che intorno a noi sta cadendo a pezzi, in termini di strutture sociali, economia, ambiente e perfino intere nazioni. Khan non è nuovo alle costruzioni elettroacustiche improvvisative, destreggiando oltre alle percussioni anche le idee e un’indiscutibile competenza experimental: si avverte sin dai primi passaggi la sicurezza nell’articolare i suoni anche se il titolo ci riporta espressamente a maniere decisamente poco convenzionali nell’approccio, azzerando ogni suo precedente sistema e consuetudine performativa. La mancanza di una specifica coesione progettuale – solo apparente – e il fluire con gli accadimenti imprevisti può diventare allora una maniera per provare inediti processi creativi. La registrazione delle quattordici tracce è stata effettuata nello spazio abbastanza ampio del Kunstraum Walcheturm (320 metri quadri e con un soffitto di quasi 4 metri), una sorta di camera acustica molto avvolgente, con il pavimento in legno e una risonanza piuttosto forte, un luogo che non è stato semplice da utilizzare ma che ha portato infine Jason Khan ad attivare lo spazio ed i suoni, giocando con le possibilità acustiche come con qualcosa di simile ad un incantesimo. Un ottimo album insomma, da gustare tutto d’un fiato e senza eccessive concettualizzazioni.