Anthem, Sound Space As Political Space – Felipe Castelblanco

Felipe Castelblanco – Anthem

Esiste una forte connessione tra le diverse nazioni e i corpi delle persone che le abitano. Una connessione territoriale, che non riguarda il confine geopolitico ma piuttosto la morfologia stessa dei diversi territori. L’inno nazionale è una delle tracce che ancora rimangono dell’identità di un popolo o per meglio dire di uno stato. Rappresenta una morfologia sonora. Ecco che, quando si incontrano i corpi e le identità nazionali, il corpo stesso trasforma l’identità. Un corpo che cammina nell’istallazione interattiva di Felipe Castelblanco, modifica il paesaggio sonoro circostante e lo modifica nella sua componente identitaria. Il passaggio di un corpo umano attraversa fluidamente lo spazio espositivo generando modifiche nello spazio acustico; e lo spazio acustico diventa metafora dello spazio politico. Un sensore di movimento raccoglie e risponde alla vicinanza dei partecipanti, alterando i confini esistenti tra differenti fonti sonore. La visualizzazione virtuale di queste modifiche prende la forma di diverse aree fisico-acustiche che intersecandosi cambiano il paesaggio sonoro. Anthem è un’affermazione di umanità, in quanto affronta il tema del confine spaziale e geopolitico mettendo al centro l’uomo (fisicamente e intellettualmente) che attraverso il movimento traccia traiettorie corporee e sonore, componendo un inno transnazionale. Se da una parte però Anthem evidenzia il valore centrale della persona nel sistema stato, dall’altro pone anche domande controverse e attuali. Cosa succede infatti quando più individui percorrono l’istallazione? La fonte sonora cambia, il paesaggio sonoro cambia. L’alterità manifestata nella sua presenza fisica modifica il nostro spazio sensoriale. Attraverso la portata culturale dell’altro, noi scopriamo la nostra e la confrontiamo. Felipe Castelblanco ci da una possibilità; e la possibilità è quella di fare un’esperienza debordianamente psicogeografica, in quanto attraversando lo spazio espositivo, il pubblico apre nuove traiettorie per una ricerca nello spazio politico, sociale e interculturale. Mentre il leviatano danza sulle note dell’inno nazionale con motovedette e manganelli, l’homo musealis danza sulle note degli inni di Anthem. Che la proposta, dopo tutto, sia quella di aprire oltre alle orecchie, anche le frontiere? Andrea Minuti

 

Felipe Castelblanco – Anthem