Earthcode – Rooted Computing

Earthcode

Muovendo dall’ipotesi formulata dal neuroscienziato cognitivista Michael A. Persinger in forza della quale esisterebbe un legame così stretto tra gli esseri umani e la terra al punto che il campo geomagnetico della terra influirebbe direttamente sulla coscienza umana, Martin Howse, mentore della piattaforma micro_research, si è proposto l’ambizioso progetto di impiegare elementi della superficie terrestre per dar vita a nuovi strumenti tecnologici maggiormente connessi con quel substrato sul quale si incrociano diverse forme di esistenza: quella umana, quella animale, quella vegetale e chissà quali altre. In particolare Howse ha realizzato un earthboot ovvero uno specifico device (collegabile attraverso la porta USB) che consente a (quasi) tutti i computer di avviarsi direttamente dalla terra. Stimolato da tale primo successo ha dato vita ad una serie di sperimentazioni volte alla realizzazione di un “earth computer” ovvero di un computer i cui componenti comuni (memoria, alimentazione, CPU ecc.) sono realizzati con materiali organici prelevati dal substrato terrestre. Il progetto più sorprendete è tuttavia Earthcode che, concepito come una sorta di monumento codificato, è immaginato come una grande installazione, destinata a durare molti anni, all’interno una foresta: un grande braccio meccanico che impatta sul territorio scavando il suolo in risposta a variazioni dell’ambiente circostante (alternarsi delle stagioni, crescita della flora, movimenti della fauna locale ecc.) codificate da computer ai quali è demandato il compito di controllare e azionare la scavatrice. Sarà questa l’ultima e definitiva frontiera della land art?

Vito Campanelli