Atomic Guitar – Pump Up The Fallout

Fuyuki Yamakawa

Il disastro di Fukushima Daiichi, causato dal terremoto del Tōhoku nonostante i sofisticati sistemi di prevenzione attivi in Giappone e la solida reputazione del paese nella gestione delle calamità naturali, ha riacceso un immaginario apocalittico da guerra fredda che era dormiente sotto l’incantesimo della propaganda pro-nucleare. Essendo stata esposta l’incapacità delle aziende private di garantire l’incolumità pubblica, la paura dell’energia atomica si è diffusa nuovamente a livello globale, arrestando un settore industriale in rinascita. A Tokyo, quattro mesi dopo il disastro, la mostra “Atomic Site” ha dato voce ai sentimenti diffusi. Slogan come “Nessun posto per nascondersi” e “Cosa fare in caso di un disastro nucleare: non fidarti del governo”, riportarti sui manifesti della mostra, ricordano il rimedio placebo “abbassati e trova un riparo” insegnato a generazioni di cittadini americani durante le esercitazioni della protezione civile. Per “Atomic Site” Fuyuki Yamakawa ha prodotto un’installazione nella quale due contatori Geiger misurano campioni di suolo raccolti a oltre 100 km di distanza dal sito della centrale disastrata. Il lavoro prende ispirazione dalla pratica fai da te diffusasi in Giappone, in seguito al disastro di Fukushima, di misurare il livello della radioattività autonomamente per verificare le statistiche ufficiali. Il ticchettio incessante emesso dai misuratori posizionati in prossimità dei campioni contaminati è trasmesso meccanicamente a due chitarre Stratocaster, ” Atomic Guitar Mark I” & “Atomic Guitar Mark II” mettendone in vibrazione le corde. Le due chitarre con l’emblema atomico suggeriscono che un modello culturale iniettato di testosterone e alimentato da consumi crescenti di energia sta ponendo una minaccia alla sopravvivenza. Forse quando queste chitarre smetteranno di suonare, il suolo del Giappone sarà nuovamente libero da contaminanti.

Matteo Marangoni