Leah Lievrouw, Alternative and Activist New Media

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Polity Press, 200 pages, 2011, English, ISBN-13: 978-0745641843
Definire i nuovi media è sempre stato difficile. Qui, l’autore fornisce una definizione chiara e approfondita dei nuovi media sulla base di tre componenti: il dispositivo o artefatto che consente la capacità di comunicare, l’attività o pratica di comunicazione, le modalità sociali e le forme di organizzazione create attorno al manufatto. Questa è già una base forte che, insieme all’esplicito riferimento a “Remediation”, il celebre libro di Bolter e Grusin, è utilizzata per sviluppare il concetto esteso di “mediazione”di Lievrouw, che suggerisce un’intensificazione della comunicazione rendendola più partecipativa. Lievrouw spazia su più di cinque diversi campi di indagine: la culture-jamming, l’informatica alternativa, il giornalismo partecipativo, la mobilitazione mediata, e la conoscenza comune. Prendendo il Dada e il Situazionismo come punti di riferimento iniziali, si passa attraverso diverse opere classiche (da Surveillance Camera Players, RTMark, Jonah Peretti, per esempio) analizzando le iniziative attivistiche come per esempio quella di condividere il codice DeCSS abbracciata dalla rivista 2600 The Hacker Quarterly e da tutta la storia di Indymedia. Secondo l’autore, l’attivismo culturale dei media rappresenta una “svolta” che porta ad un concetto più contemporaneo di “mediazione”, come precedentemente spiegato. Che cosa succede se siamo già al di là di questa svolta? In questo caso, si spera presto che questo tipo di analisi coerente sia applicata alla fase successiva dei (nuovi) media alternativi, che comprende per esempio un uso diverso dei social media, le possibilità dell’editoria digitale mobile e la costruzione e la condivisione di archivi alternativi.