A Piano Listening To Itself, risuonando Chopin

A Piano Listening To Itself

Passando in due decenni e mezzo dalla ventosa costa atlantica del Canada al centro di Varsavia, i grandi strumenti eolici di Gordon Monahan creano un ponte temporale che raccorda la musica sperimentale degli anni sessanta al panorama della sound art contemporanea. L’attacco mosso dal movimento Fluxus contro la tradizione musicale europea si sposa in questi lavori di Monahan con una metodologia che richiama i grandi interventi ambientali della land art. Del 1984 è il suo primo Long Aeolian Piano. Nelle foto d’archivio si vede un pianoforte lasciato in balia degli agenti atmosferici in una pianura innevata. Al piano armonico dello strumento Monahan aveva collegato cavi di acciaio di lunghezze tra i venti e i cinquanta metri. Le corde erano tenute in tensione in modo che il vento ne eccitasse le risonanze, diffondendo il loro incantesimo sulla quieta campagna canadese. Rielaborando questo lavoro precedente, nel 2010 Gordon Monahan ha realizzato un nuovo intervento nel centro storico di Varsavia dal titolo A Piano Listening To Itself – Chopin Chord. Qui Monahan ha spostato la sua attenzione dagli elementi naturali e si è rivolto a confrontare il repertorio classico.
Tendendo delle lunghe corde tra la torre del Castello Reale e un pianoforte a coda collocato nella piazza sottostante, ha diffuso sul sito alcuni frammenti di Chopin, come per abitare la piazza con lo spettro del suo passato. Sul balcone della torre le corde erano messe in vibrazione da motori elettrici, utilizzati come trasduttori al posto di normali altoparlanti, in modo che, percorrendo la lunghezza delle corde, la musica riprodotta raggiungesse il piano armonico del pianoforte.
Agendo simultaneamente come linee telegrafiche, trasmettendo un segnale, e come risuonatori, modulandolo, le corde di Monahan hanno esteso lo strumento e la musica di Chopin sul sito, fornendo al tempo stesso sia una rappresentazione fisica dell’estensione della sua eredità musicale che della distanza tra il contesto culturale in cui si sviluppò la sua musica ed il nostro.

Matteo Marangoni