Poser, invadendo le cornici digitali

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Le cornici digitali sono divenute, in pochissimo tempo dalla loro comparsa, oggetti tanto popolari da non poter rimanere al riparo dalla curiosità di un qualche sperimentatore estetico; accade così che Constant Dullaart abbia esteso il proprio sguardo ironico su tali media, intrufolandosi letteralmente al loro interno. Con il recente progetto Poser, egli ha infatti realizzato alcuni chroma key di se stesso e, grazie a tale tecnica cinematografica, si è inserito all’interno di ritratti di gruppo trovati online (una delle caratteristiche distintive dell’artista olandese è proprio quella di rielaborare materiale proveniente dal Web). Da Leon Battista Alberti in poi la storia dell’arte è costellata di tentativi di superare i limiti fisici della cornice per entrarvi dentro o per andare oltre di essa, l’originalità del progetto Poser non è dunque da ricercare in ciò ma piuttosto nell’intenzione dell’artista di abitare i dispositivi tecnologici della contemporaneità, di entrarne a far parte e grazie a tale posizione privilegiata provarne a capire la specificità.
L’opera di Dullart stimola tuttavia anche alcuni importanti interrogativi relativamente alla ridefinizione dei confini tra pubblico e privato in corso nell’ambito dell’attuale cultura partecipativa: l’artista olandese, infatti, viola drammaticamente la sfera privata del gruppo che, mettendosi in posa, ha intenso rendere espliciti i propri vincoli reciproci di appartenenza. Una foto resa pubblica sul Web tende però a perdere le proprie valenze originarie e con esse i legami identitari che la fondavano, e proprio di tale corto circuito tra ricordi privati e immaginario pubblico approfitta Dullaart per fare incursione nell’altrui vissuto, divenuto ormai spettacolo mediale globalizzato e – in quanto tale – luogo d’elezione di ogni artista contemporaneo.

Vito Campanelli