Newstweek, notizie mutanti

Newstweek

In luoghi pubblici affollati caffè o ristoranti, una scatoletta di plastica attaccata ad una presa di corrente non viene notata da nessuno. Può trattarsi di un trasformatore o di un qualsiasi caricabatterie. Ma ci sono dispositivi che invece al loro interno nascondono un piccolo computer capace di mappare il traffico della rete wireless circostante. Tramite la creazione di un tunnel SSH il minidispositivo accede al network intercettato. Con una semplice procedura di “cerca e sostituisci” è possibile modificare in remoto come utente root i contenuti visitati dagli utenti in quel momento collegati a quella specifica rete. Julian Oliver e Danja Vasiliev hanno utilizzato un siffatto dispositivo (progettato durante il 27° Chaos Computer Club) per modificare le news pubblicate su siti di famose testate giornalistiche. E’ possibile vederne una simulazione sul sito NewsTweek , un fedelissimo fake del noto settimale Newsweek: le sue pagine web sembrano le solite, ma sono state invece opportunamente modificate, come si sospetta dagli strampalati titoli delle notizie, al limite della credibilità (per esempio: “Milk and hormones: why your son has breasts?” oppure “Thomas Pynchon to wed Lady Gaga”). La notizia principale (vera o costruita) ha invece come oggetto il device stesso e il suo smascheramento: riporta un episodio in cui in un caffè berlinese una giornalista rileggendo (per caso) un suo articolo si accorge di strane modifiche sui suoi contenuti fatte da qualcun altro e, come verificato con una veloce telefonata in redazione, esse sono riscontrabili soltanto nel piccolo network del caffè. L’ironia della narrazione è controbilanciata da una tensione reale e disarmante. Che lo smascheramento avvenga ad opera di una giornalista che legge il suo stesso articolo è cruciale. Viene messo in luce il problema della fragile fiducia nell’informazione online. E’ solo leggendo le proprie parole (modificate) che è ormai possibile verificare l’attendibilità di una notizia?

Chiara Ciociola