Conversation Challenger, dispositivi digitali per attirare l’attenzione

Studio Good One

Il collettivo londinese ha creato una serie di dispositivi che indagano sulla conversazione faccia a faccia e sull’impatto della tecnologia su di essa, dando forma tangibile alla nostra dipendenza dalla comunicazione digitale. Anche se spesso usiamo il termine in situazioni nuove, la definizione di base di “conversazione” non è realmente cambiata. Dicesi conversazione uno scambio informale di pensieri o idee. Soprattutto impegnarsi in una conversazione significa non dire tutto quello che c’è da dire. Ci si aspetta che l’interlocutore dia un contributo e si lasciano intenzionalmente cose non dette in modo che l’altra persona abbia l’opportunità di aggiungere la propria parte. Tuttavia con le nuove tecnologie come importante motore, alcune interazioni fondamentali della vita reale come la conversazione stanno cadendo in disuso per ampi segmenti della società e fatichiamo sempre più a partecipare alle situazioni che stanno accadendo intorno a noi.
Il “Conversation Challenger” è uno di questi dispositivi. E’ una macchina che ascolta la metà di una conversazione tra due persone, e quindi visualizza informazioni rivali su un dispositivo elettronico tipo telescrivente. Il caso di studio specifico mostra David e Ben, migliori amici all’università, che non si sono visti per dieci anni. Ben si mette in contatto di nuovo con David che deve capire se Ben è degno di essere riportato nella sua cerchia personale. Il Conversation Challenger lo può aiutare a capire se Ben è interessante, perché quando tutto nel mondo è tuo amico, e così tanti elementi sono in competizione per attirare l’attenzione, solo i rapporti più interessanti e significativi possono e devono essere perseguiti. Se David non si distrae troppo significa che Ben vale la pena.
La presenza fisica e l’effetto straniante del Challenger evidenzia la costante lotta coi dispositivi digitali per l’attenzione. L’obiettivo Studio Good One è quello di sfidarci, tanto come consumatori digitali quanto produttori, a riflettere su quale ruolo vogliamo che la tecnologia giochi nella nostra vita.

Valentina Culatti