Ingeborg Reichle – Art in the Age of Technoscience: Genetic Engineering, Robotics, and Artificial Life in Contemporary Art

Ingeborg Reichle

Springer Verlag, Austria, English, ISBN-13: 978-3211781609
Il laboratorio scientifico come atelier: questo sembra essere uno dei più fortunati paradigmi contemporanei del rapporto tra arte e scienza. In realtà “Arte” e “scienza” sono due termini che ultimamente vengono accostati anche troppo spesso, rispettivamente per qualificare la scienza come creativa, o per descrivere l’arte in termini scientifici. Questo libro si scosta da questo luogo comune. Lo studio fatto concentra la ricerca in soli tre campi (ingegneria genetica, robotica e artificial life), riuscendo a mettere in luce un punto di vista interessante. Le tre macroaree hanno come oggetto entità che possono essere considerate “vive” sia dai nostri sensi che dalle comuni categorie culturali, ma Reichle non si limita a riempire pagine con una speculazione fine a se stessa. Al contrario collega opere d’arte e pratiche, con una cronaca attenta (ricca di aneddoti simbolici) delle combinazioni a suo parere meglio riuscite degli ultimi decenni. Il risultato è un lavoro davvero rilevante. Il libro è infatti un utile e ricco punto di riferimento per questo (ancora sfuggente) campo culturale, dove il giocare contemporaneamente con la “vita” (in senso biologico) e la tecnologia ha spesso significato da un lato la manipolazione visibile di fluidi e materiali “organici”, e dall’altro la manipolazione invisibile del digitale. Anche se conclude il suo testo con una dichiarazione discutibile (saremmo pronti “per la nascita di umanità biocybernetic”) l’autrice rintraccia un utile percorso, anche se certamente non l’unico, per esplorare questo territorio controverso. Infine vale la pena di notare la presenza di una sorta di libro nel libro: la sezione di illustrazioni è di ben 165 pagine, una piccola antologia di opere d’arte già note ma anche di quelle meno conosciute.