Habitar – Bending the urban frame 2010 report dal Laboral

Habitar

Habitar photo set. Architetture invisibili: la curiosità generata da questo paradosso è il punto di partenza di Habitar – Bending the urban frame, nuova tappa del più ampio percorso curatoriale Mediateca Expandida del Laboral di Gijon, curata da José Luis De Vicente, con la consulenza di Fabien Girardin. L’obiettivo è quello di mostrare le interazioni possibili tra la città visibile,
quella fatta di edifici, traffico e gente in continuo movimento, e quella invisibile, fatta delle relazioni tra gli stessi elementi. Come nelle soluzioni grafiche diverse di “Wireless in the World” di Timo Arnall e “Wi-Fi Structures and People Shapes”, di Dan Hill, dove esse aiutano a localizzare le fitte infrastrutture invisibili nei nostri spazi quotidiani. E l’ubiquità dei dispositivi mobili nei paesaggi urbani permette in diversi modi di misurarne e quantificarne i flussi. Non è un caso che molti dei lavori scelti siano i risultati del SENSEable City Lab, un progetto del MIT che propone un approccio allo studio delle città attraverso i dati estrapolabili dall’uso dei dispositivi mobili. Le conseguenti visualizzazioni dei processi collettivi di cui siamo atomi nel nostro agire quotidiano possono essere utili per formalizzare l’entità complessiva delle dinamiche in atto. In Visualizing Lisbon’s Traffic di Pedro Miguel Cruz, l’immagine di un apparato circolatorio che sembra funzionare a stento si rivela essere Lisbona dalla prospettiva del suo traffico automobilistico. In “Real Time Rome”, sviluppato appunto dal MIT SENSEable City Lab, la mappatura dei punti caldi di questo tipo di traffico è stata effettuata nella città di Roma durante la finale dei mondiali di calcio Italia-Francia del 2006. Essa disegna attraverso un ironico ed esasperato campione le difficoltà dei cittadini romani nell’affrontare i (quotidiani) infiniti ingorghi. Un simile processo di visualizzazione di dati viene poi effettuato in “BCNoids” di Marina Rocarols, Enrique Soriano, Pep Tornabell, Theodore Molloy. Esso riguarda l’utilizzo del servizio pubblico di bike sharing a Barcelona ed astrae ed esalta il crescente utilizzo di questo servizio. Se si puo’ astrarre una città tramite i percorsi dei suoi mezzi di trasporto, allo stesso modo si puo’ guardare alle sue architetture tramite le comunicazioni che avvengono al loro interno. In “Current City” – MIT SENSEable City Lab + Aaron Koblin vediamo Amsterdam durante la notte di Capodanno, ma la città non è qui i suoi mattoni: le sue architetture diventano visibili solo grazie alla presenza distribuita dei suoi abitanti e dei loro movimenti in ogni direzione mentre usano i loro dispositivi cellulari. Che sia vero o meno che la raccolta differenziata faccia il giusto percorso non è più una diceria metropolitana: in “TrashTrack SENSEable City Lab TrashTrack / 2009” la tracciabilità del percorso fatto dai rifiuti (come non lo si è mai visto) rende tangibile l’utilità dello sforzo collettivo. Così come in “LABO_In the Air” di Nerea Calvillo l’individuazione e la misurazione dell’entità delle particelle presenti nell’aria che fluttua sulle nostre teste può essere un ulteriore strumento per una più consapevole pianificazione della città.
La rilevazione di istanze fisiche e materiali è parallela a quella che invece mette in luce il comportamento sociale dei cittadini con i luoghi. “The World’s Eyes” ancora di SENSEable City Lab, ad esempio, mostra la Spagna con gli occhi dei turisti: attraverso un’analisi delle foto pubblicate in rete dai visitatori, offre uno spaccato sociale dei luoghi più visitati e di quelli ancora poco conosciuti. Partendo dalla presentazione di variegati strumenti di lettura del panorama urbano, la mostra prosegue con proposte e scenari che emergono dalla necessità di vivere tali città ibride. Citilab-Cornellà con il progetto “UrbanLabs” propone una progettazione urbana dal basso, sulla base della filosofia del crowdsourcing. Questo attraverso la creazione di laboratori partecipativi fatti da semplici cittadini, imprenditori e creativi, affinchè lavorino insieme per costruire soluzioni innovative utili alla ripianificazione della città. “Mutant Bridges” di Ángel Borrego-Office for Strategic Spaces, invece, assume il concetto di ibridazione come componente architettonica, proponendo di corredare la classica struttura del ponte (nel caso specifico quello di Silva bridge, nelle Asturie) di moduli aggiuntivi: facilmente aggregabili alla preesistente struttura, possono essere adibiti ad attività turistico ricreative. Anche “Fab Lab Solar House”, progetto dello IaaC-Instituto de Arquitectura Avanzada de Cataluña, propone una struttura realmente innovativa a vari livelli. E’ infatti la prima soluzione abitativa ad energia solare completamente autosufficiente, ma è anche progettata per una industrializzazione flessibile, libera dalla ripetizione formale o dimensionale dei tradizionali elementi industriali. Resta da comprendere se, ubriaca di informazioni e visioni aggiuntive su se stessa, la città in questo intrico di segni perda infine la sua natura. Italo Calvino, nel suo libro “Le città Invisibili” così descrive la città di Tamara: “Finalmente il viaggio conduce alla città di Tamara. Ci si addentra per fitte vie d’insegne che sporgono dai muri. L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose […] Come veramente sia la città sotto questo fitto involucro di segni, cosa contenga o nasconda, l’uomo esce da Tamara senza averlo saputo”. Infastiditi, esasperati o sovraccaricati dalle informazioni che le sovrastrutture digitali offrono ovunque, sarà tuttavia possibile utilizzare il “Sentient City Survival Kit” : un ombrello corredato di Led a raggi infrarossi è capace di schermare le immagini rapite dalle telecamere di sorveglianza. Un sensore che produce una lieve vibrazione tra le pieghe della biancheria intima ci avverte in tempo della presenza di nascosti lettori RFID. Il GPS Serendipitor, un’applicazione per telefoni cellulari, non ci mostra la strada più breve per raggiungere un determinato luogo, ma quella che non si è mai percorsa. Infine in contemporanea all’inaugurazione della mostra, Laboral ha ospitato il “Symposium of Medialibraries and Archives for the 21st Century”, forum internazionale mirato alla ricerca di nuove soluzioni di archiviazione, conservazione e documentazione delle forme contemporanee dell’arte, dove le strutture, le concezioni e le strategie di archivi e mediateche si sono sovrapposte a quelle delle opere esposte. C’è ancora dunque una speranza di gustare le strutture urbane in autonomia, guidati soltanto dal delizioso piacere della sorpresa?

Chiara Ciociola