Elizabeth Losh – Virtualpolitik

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The MIT Press, ISBN 978-0262123044, USA, 2009, English
A metà degli anni ’90 il fondatore dell’EFF John Perry Barlow scrisse la “Dichiarazione di Indipendenza del Ciberspazio”, formalizzando la nuova autonomia della rete dalla burocrazia del mondo reale e le sue “mura”, come venivano percepite dall’élite di Internet. Nelle diverse affermazioni contenute essa può ancora essere letta come una crescente impazienza nei confronti dei burocrati analfabeti del digitale e la loro fallimentare retorica, generata da una paura sempre più evidente di una società digitale aperta e collegata. Purtroppo, dopo più di una decade, l’uso ideologico da parte di governi e istituzioni dei media digitali non si è particolarmente evoluto. Questo è il campo che l’autrice ricerca attentamente in questo libro. Branding istituzionale, diplomazia pubblica, marketing sociale e comunicazione del rischio sono tra le attività pubbliche che le istituzioni stanno intraprendendo, coordinandosi con importanti agenzie di pubblicità e mirando al web come nuova frontiera dell’attenzione pubblica. In dieci capitoli, con dieci rispettivi esempi analizzati, l’autrice esplora la retorica e alcuni dei conseguenti “incidenti” in cui le istituzioni si sono imbattute. Vecchie regole e comportamenti antiquati travisano ed equivocano totalmente la cultura di Internet, spesso con conseguenze ridicole. Una degli errori più clamorosi è stato infatti quello di ignorare che l’informazione digitale non è scolpita nella pietra ed è propensa ad essere campionata, de-contestualizzata, manipolata e remixata a piacimento per un qualsiasi fine da parte di un qualsiasi cittadino (o gruppo di cittadini). Per molti Internet è diventata la prima fonte di informazioni, e questa analisi della comunicazione istituzionale (dalle interfacce alle interpretazioni, dagli incidenti alla satira) è un notevole studio sul campo.