Sherry Turkle – Simulation and Its Discontents

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The MIT Press, ISBN 978-0262012706, USA, 2009, English
Comincia con due studi etnografici intrapresi a distanza di vent’anni questo libro di Sherry Turkle, capace di fare una ricerca particolarmente azzeccata sul ruolo giocato dalla simulazione negli ambiti accademici, e nella ricerca di fisica, chimica e architettura. Il fondamentale mutamento percettivo che ha contagiato i più giovani “creatori di mondi” sembra molto rischioso, specialmente quando viene visto dalla prospettiva della generazione precedente, ossia usando la simulazione per migliorare studi basati su caratteristiche della realtà. Il libro affronta i pericoli di essere “trascinati dalla rudezza del reale alla morbidezza del virtuale” definendo la giovane generazione come a rischio di diventare “sbronza di codice”. Questo testo, quindi, tratta delle bugie e del rischio intrinseco della simulazione, sempre più correlata alla sua “opacità.” Si tratta di una strategia particolarmente popolare già vista nel design di prodotti IT (la strategia di Apple, per esempio), prevenendo l’utente dall’avere accesso alle interiora dei motori funzionali. La risultante fiducia nella tecnologia e i suoi spettacolari esiti nascondono quindi la “faccia scura” della complessità digitale, che può disinformare il ricercatore entusiasta. Il libro include quattro case studies portati a termine da altri autori, ma non decolla mai nel contro-immaginare l’attuale scenario. Per questo dovrebbe forse essere sufficiente il considerare la simulazione, come la definisce l’autore “un proxy per il reale”, o dovremmo invece considerare più seriamente il rimpiazzamento di tutta la realtà e dei significati con simboli e segni, teorizzato da Baudrillard? Questo libro può essere un utile punto di partenza per una critica della simulazione che possa portare ad una riappropriazione delle fondamenta della ricerca scientifica, evitando l’infatuazione da interfacce.