Common Flowers, la manipolazione genetica come patrimonio pubblico

Common Flowers Se sempre più fiori, fra quelli acquistati dai fiorai sono clonati e se il cibo è sempre meno riconoscibile nel momento in cui è manipolato geneticamente, stiamo affrontando tempi in cui l’intervento sul DNA di diversi organismi viventi sta per essere considerato pura cultura pop. Common Flowers

di Shiho Fukuhara e Georg Tremmel è una peculiare opera d’arte che usa l’ingegneria genetica per cortocircuitare i sofisticati sistemi delle piante GM (Genetically Modified). In primis, si rifà ad un caso esemplare: il garofano blu “Moondust” (Polvere di luna) GM che è stato sviluppato dall’azienda giapponese Suntory. Anche se l’azienda avrebbe avuto il permesso di coltivarlo dalle autorità, essa ha deciso di non farlo, ma di esternalizzare la coltivazione e il raccolto in Colombia – e da lì essi sono venduti e spediti in tutto il mondo come fiori recisi. Fukuhara and Tremmel li hanno comprati e poi hanno cominciato a clonarli tecnicamente usando il metodo cosiddetto “Plant Tissue Culture”. Esso consiste nella combinazione di diverse metodologie biotech DIY, che includono utensili da cucina e altri materiali che possono essere facilmente acquistati. Le piante sono ritenute “non dannose”, per cui gli artisti le riportano nuovamente in vita, piantandole nell’ambiente naturale, e rendendole un patrimonio comune. Il controverso gesto, nel più autentico spirito del migliore movimento “bio art”, si rivolge agli abissi della manipolazione biologica e ai suoi aspetti bioetici. Entrambi sono messi in piazza e hackerati, provando ancora una volta (come nota Yukiko Shikata) che i codici naturali hanno moltissimo in comune con il software, e per questo riscrivere e rilasciare personalmente informazioni diventa un’affermazione al tempo stesso straordinaria e provocatoria.