Suffering Machine, il robot che soffre per il dolore altrui

Ricardo Nascimento

Promuovendo le sottigliezze dell’attaccamento umano a oggetti animati e creature, “Suffering Machine” di Ricardo Nascimento resta una rilevante rimanenza dei tentativi e delle tribolazioni che spesso scopriamo con gli apparati tecnologici e i detriti che occupano la nostra esistenza quotidiana. Il suo “Suffering Machine” è un robot che consiste di tre braccia o gambe tutte connesse allo stesso snodo. Tutti gli arti del robot sono controllati da un motorino separato, sebbene uno dei motori sia di proposito debole nel tentativo di evocare una sorta di handicap artificiale. La conseguente costruzione rende difficile alla macchina muoversi perfino nel suo ambiente immediatamente circostante, e quindi cerca di provocare una connessione emozionale fra l’audience e l’oggetto, che di ritorno si identifica con la problematica esistenza del robot. Questo sentimento potrebbe essere affine alla maniera in cui una persona potrebbe connettersi emozionalmente ad un individuo disabile o storpio. Quando il robot cade, trova una maniera di riabilitarsi, di rialzarsi e ripetere il processo. Se uno spettatore cerca di abbassarsi ad aiutarlo il robot fa il “morto”, non accettando quindi nessun aiuto esterno. In fin dei conti, l’intento di Nascimento con questo interessante progetto è di offrire un essere artificiale pieno di “contraddizioni e strani comportamenti” al fine di esaminare ed esplorare il nostro crescente attaccamento alla tecnologia e alle caratteristiche simil-umane che essa può spesso esibire e dimostrare.

Jonah Brucker-Cohen