Junk Jet n.2, the speculative architecture issue

Junk Jet n.2

igmade.edition, ISSN 1865-9357, Germany, 2008, English / German
Redatto a Stoccarda da Asli Serbest, Mona Mahall e Gerd de Bruyn, questa “Fanzine for Electronics and Aesthetics” è il nuovissimo esperimento nell’integrare contenuti di cultura digitale in uno spettro culturale più ampio. Con un layout spartano, che consiste perlopiù di articoli e saggi, mentre non ci sono recensioni, è stampato in piccolo formato, quasi quello di un tascabile. Ad ogni modo è difficile considerarla una “fanzine” in quanto per metà è stampata a colori ed è rilegata in brossura. D’altra parte, nel più puro spirito di una fanzine, c’è del contenuto extra stampato un allegato micro-giornale (ironicamente intitolato “junkancial times”) e un economico tatuaggio concettuale (“architect junk”), attaccato alla seconda di copertina. Citando i primi esperimenti stampati dei movimenti di avanguardia artistica del ventesimo secolo, i redattori vogliono stare fuori dai circuiti commerciali, stabilendo una sorta di concorrenza interna fra l’edizione online e quella offline in una virtuosa vita complementare e parallela (sebbene al momento i contenuti online sembrino appena partiti). Gli editor selezionano pratiche, teorie e immagini che mettono in discussione i paradigmi delle tecnologie elettriche/elettroniche, a volte persino alle loro fondamenta. L’intenzione dichiarata è di offrire uno strumento politico indiretto che possa stimolare reazioni e usi non convenzionali della tecnologia. Il tutto funziona come contenitore di stimoli, con un amplissimo spettro di stili e temi, mescolati adeguatamente. In questo senso è fedele alle sue intenzioni di “apportare rumore al segnale”, essendo più positivamente disorientante che chiarificatore. Può essere considerato come un salutare ibrido di arte contemporanea, design, pop distorto, computer culture e teorie urbane.