Matthew G. Kirschenbaum – Mechanisms: New Media and the Forensic Imagination

mechanisms

The MIT Press, ISBN 9780262113113, U.S.A., 2008, English
La copertina di Mechanisms mostra un hard disk recuperato dalle rovine del World Trade Centre, una “black box” bruciacchiata e parzialmente distrutta, e da cui, nonostante tutto, i dati sono stati recuperati con successo dopo un disastro terroristico. Un artefatto tormentato, questa immagine sconvolgente parla da sola della persistente materialità che costituisce la nostra cosiddetta era dell’informazione, un tema che è stato rigorosamente sviluppato da Matthew Kirschenbaum in questo innovativo studio su dispositivi di scrittura e archiviazione digitale. Combinando intuizioni ispirate dall’analisi testuale e “software studies”, una discreta quantità di premesse riguardanti la natura effimera del sistemi digitali sono qui completamente ripensate, così come l’eccezionale e progettata durabilità e processualità dei comuni hard disk è analizzata in tutto il testo. Oltre le questioni tecniche sui data cluster, la correzione d’errore, la microscopia delle forze magnetiche e alti esoterici sottocampi dell’informatica, Kirschenbaum applica una lettura formalista di alcuni testi elettronici influenti, come “Afternoon: a Story” di Michael Joyce, “Agrippa” di William Gibson, e un’immagine disco (.dsk) del videogame della Sierra On-Line “Mystery House” (attraverso cui, sorprendentemente, si rivelano tracce di iscrizioni precedenti, vecchi giochi registrati in precedenza sullo stesso floppy disk, tracce di una ecologia mediatica passata). Facendo ciò, vengono offerte alcune utili distinzioni concettuali, con conseguenze a largo raggio per il dibattito in corso nei nuovi media in senso lato, includendo una dettagliata descrizione di come le architetture di Von Neumann offrano uno schema di lavoro immateriale attraverso l’implementazione di una vasta quantità materiale di possibilità d’azione. Qui la nozione di “forense” arriva al suo punto più alto, assumendosi il compito di descrivere con cognizione di causa la complessità che emerge fra singoli momenti di scrittura e oggetti digitali (formali) standard all’interno di un ambiente software. Mechanisms ci porta ai confini dell’immaginazione tecnologica in questo modo, un mondo di superfici di archiviazione oltre la nostra abituale percezione, ma che integra le infrastrutture della vita quotidiana contemporanea, organizzata attraverso una indeterminatezza precisa e gestita: “un ronzante nano-gap fra il magnetico leggere/scrivere della testina del drive e la superficie del disco sottostante, che si muove a circa 10.000 RPM, la stessa distanza che separa un jumbo jet quando è a pochi centimetri dalla superficie terrestre”.

Michael Dieter