Stationsraum fur assimilativen Zahlwitz, sequenze numeriche gelatinose

Stationsraum für assimilativen Zahlwitz

Stationsraum für assimilativen Zahlwitz è un’audio installazione realizzata da Thom Kubli (con il supporto dell’Academy of Media Arts di Colonia) nel 2004. Dieci cubi di gelatina sono sistemai sul pavimento di una stanza in posizione simmetrica rispetto alle pareti laterali. In ognuno dei cubi è sistemato un altoparlante a bobina mobile (voice coil) che trasmette nel corpo del cubo gelatinoso i segnali audio. Entrando nella stanza si prova la sensazione di essere immersi in un ambiente acusticamente animato, questo effetto è ottenuto da Kubli attraverso l’espediente di attaccare una serie di altoparlanti direttamente alle superfici esterne delle pareti, in questa maniera le vibrazioni vengono trasferite nello spazio fisico mentre la fonte sonora rimane nascosta agli occhi del visitatore che dunque concentra istintivamente la propria attenzione sui cubi dai quali emana una sorta di mantra. Ogni cubo recita infatti la lettura di una serie di numeri in una successione che varia continuamente in nuove progressioni e differenti velocità di esecuzione. Gli oggetti gelatinosi possono essere toccati e ciò favorisce il trasferimento dell’esperienza da un piano immateriale ad uno corporeo, tattile. Il visitatore prova la sensazione di percepire con il tatto la reale entità delle sequenze numeriche e si abbandona al gioco del continuo alternarsi tra materialità e virtualità, spazio fisico e psichico, percezione corporea e mentale. L’installazione di Kubli può dunque essere interpretata come il tentativo di esasperare la tensione dialettica tra gli elementi che concorrono alla percezione umana attraverso la reinterpretazione, in chiave estetica, di un ambiente tipico della contemporaneità, ovvero di uno spazio dove il livello dell’interazione è mediato dalla presenza della tecnologia. E’ inoltre interessante rilevare come la gelatina, il collagene, la membrana basale, ovvero la proteina più abbondante nei mammiferi, siano ironicamente proposti da Kubli come mezzo di comunicazione, un’interpretazione, in qualche modo, non dissimile da quella alla base delle fortune dell’industria cosmetica.

Vito Campanelli