HAI, telefono senza fili coi satelliti

HAI

Uno degli aspetti più oscuri della tecnologia digitale sta nella sua suprema complessità interna, in costante aumento. Le zone oscure del software che gira in circuiti di scala nanometrica stanno già sfidando la capacità umana di comprendere cosa realmente accada, passo per passo, in un dato
momento. C’è un universo fatto di piccole ma essenziali comunicazioni che si nasconde nei meandri dei dati in rete e qualche volta un pezzo si perde per sempre, o alberga in una memoria di massa digitale, venendo forse riscoperta più in là ricominciando a rivivere, così com’era prima o distorta senza che lo si possa notare. Chi può dirlo. Luca Bertini è un artista che si confronta con temi specifici come questi, sviluppando un’estetica dei “dati accidentali”, dove gli istanti cruciali possono cambiare radicalmente il significato di un’esistenza artificiale. Il suo recente HAI (termine giapponese che sta per “sono d’accordo, hai ragione”) è un lavoro che può essere definito come un gioco di telefono senza fili con i protocolli dei satelliti geostazionari. L’artista ha sviluppato un software generativo in Python che ha chiamato Umidasu (ossia “inventare” o “generare” sempre in giapponese) che automaticamente crea frasi. Esso viene fatto girare una volta sola e la frase entra nel flusso di comunicazione, cominciando a rimbalzare nel meccanismo di ‘hop’ fra tre diversi satelliti in Asia, America ed Europa e le loro rispettive piattaforme piattaforme di riferimento a terra. Un altro software chiamato invece Kanchigai (che significa “incomprensione” in giapponese) viene fatto girare ad ogni hop, imprevedibilmente alterando la frase, oppure no. In questo meccanismo Bertini persevera nel costruire tecnologie concettuali che funzionando una volta sola avviando un processo imprevedibile con caratteristiche tipiche dei comportamenti umani. Infatti il progetto ricorda da vicino il viaggio in rete romantico e senza fine dei due virus sviluppati per Vi-con, che avevano a che fare con simili intriganti e misteriose comunicazioni fra macchine. In HAI la conversazione, o lo scambio di segnali digitali, è privato ed efficiente, ma deprivato di scopo, senso e chiarezza. Perciò, alla fine, deprivato (dell’essenza) della conversazione stessa.