Platforms, zeppe per l’autopromozione e la tutela delle prostitute.

Aphrodite Project

Le cosidette ‘zeppe’ sono da sempre un oggetto controverso. In origine queste calzature erano utilizzate nell’antica Grecia per aumentare l’altezza dei personaggi importanti durante le rappresentazioni teatrali ma similmente venivano usate dalle prostitute e dalle cortigiane di alto bordo
nella Venezia del Sedicesimo secolo. Negli anni Settanta sono diventate un accessorio di moda, tuttavia sempre ambiguo in parte perchè lo stile del tempo non era dettato da un design preciso e in parte perchè associate agli hippy e, paradossalmente, tanto alle femministe quanto alle prostitute. Negli anni novanta hanno perduto il loro effetto scandaloso, tuttavia sono ancora legate, nella loro espressione più radicale, all’iconografia della prostituzione. è questa associazione che Aphrodite project intende esplorare con il lavoro Platforms, un dispositivo interattivo e indossabile, omaggio concettuale al culto della dea dell’amore, strumento di lavoro per chi opera nel settore a luci rosse, nonchè veicolo di pubblico dibattito. Queste zeppe speciali sono dotate di schermo LCD integrato, trasmettitori GPS e allarme acustico. La loro funzionalità è basata su interviste fatte a prostitute e consiste in una commistione di promozione e sicurezza. Promozione perchè lo schermo LCD con video e audio customizzati mira ad attirare l’attenzione dei clienti. Sicurezza perchè il sistema di allarme attire l’attenzione e scoraggia i malintenzionati; inoltre, premendo un bottone è possible inviare un segnale di pericolo ad altre prostitute o alla polizia grazie a un sistema GPS custromizzato. L’applicazione di tecnologia di posizionamento e trasmissione ai cosidetti ‘sex workers’ dá loro pubblico riconoscimento quali pubblici impiegati e visibilitá ai pericoli legati alla loro professione.

Valentina Culatti