Social Hacking, commissioni artistiche pubbliche e temporanee per Plymouth

Social Hacking

‘Hacking’ è un termine piuttosto abusato e spesso frainteso dalla cultura popolare e dall’arte contemporanea. La parola porta con sé delle connotazioni negative e viene riferita in genere all’attività di sabotaggio dei sistemi informatici. Tuttavia, all’interno della comunità dei programmatori, il termine ‘hack’ indica una soluzione intelligente ad un problema. Ne consegue un atto creativo di trasformazione. Appropriazione, trasformazione e rigenerazione sono pratiche artistiche post-moderne per ricavare del materiale originale da oggetti già esistenti. ‘Social hacking’ significa perciò fare hacking nei regni della comunicazione umana e dell’interazione sociale rigenerandone le consuetudini. Questo è il concetto alla base di Social Hacking una serie di commissioni artistiche pubbliche e temporanee (21-24 marzo) per la città di Plymouth richieste a gruppi di artisti internazionali sullo sfondo della rigenerazione urbana. I lavori commissionati a The Institute for Applied Autonomy( USA), Mikro Orchestra Project (Poland) e Ludic Society (Austria/Switzerland) esplorano il tema preposto facendo riferimento al contesto sociale e culturale di Plymouth. Mikro Orchestra Project ha in programma dei workshop per i giovani sulla maniera di adattare delle console Gameboy a strumenti musicali. The Institute for Applied Autonomy esamina la cosidetta ‘relazione speciale’ tra UK e USA attraverso due progetti: una targa commemorativa del primo crollo della rete di comunicazione globale avvenuto nel 1858 e la sua storica connessione con Plymouth; mentre l’installazione ‘Terminal Air’ consiste in una mappa mondiale digitale che visualizza i movimenti degli aerei impegnati in una ‘extraordinary rendition’. Ludic Society ha organizzato una ‘conversione totale’ dei videogames usando muscle cars americane e RFID, e al contempo presenta ‘Tagged City Play’ per giocatori reali in una città reale. Lo scopo è dunque di estendere l’idea dell’hacking oltre il computer verso le strutture comunicative usate dalle persone, le interazioni sociali e l’uso degli spazi pubblici. I progetti proposti modificano l tecnologie più note ai fini della sperimentazione creativa e mettono in discussione la distinzione tra lo spazio digitale e quello pubblico cittadino. Organizzato da KURATOR in collaborazione con i-DAT, e finanziato principalmente da Arts Council England, South West e Plymouth City Council, l’evento include numerose perfomance, seminari and workshops oltre a quelle degli artisti commissionati. Come titolava il Guardian dunque ‘ecco una buona ragione per andare a Plymouth’.

Valentina Culatti