Bion,la relazione artificiale uomo-macchina.

Bion

Esplorare la relazione fra uomo e vita artificiale. Questo il proposito di Bion, progetto realizzato da Adam Brown – artista che studia le dinamiche innescate dai media elettronici – e Andrew H. Fagg docente all’Università dell’Oklahoma, ispirato al concetto di energia biologica e primordiale identificato come orgone dallo scienziato Wilhelm Reich. L’istallazione consiste in una rete di oltre 1000 elementi tridimensionali incandescenti, che si configurano come forme di vita sintetizzata. Un piccolo computer, un altoparlante, diodi di luce e sensori multipli costituiscono il cuore pulsante di queste unità sensibili che hanno la capacità di comunicare -e reagire- agli input degli altri bions e alla presenza del visitatore che invade lo spazio in cui sono posizionati. Quando il visitatore entra in contatto con lo spazio dell’istallazione, uno dei bions viene allertato dall’estranea presenza e innesca una vera e propria reazione a catena. Una serie dinamica di suoni e luci blu iniziano a lampeggiare nella stanza aumentando l’incandescenza in funzione della vicinanza del visitatore. Allo stesso modo, quando ci si allontana, i sensori decretano il silenzio. Il contatto prolungato fra l’uomo e i bions, trasforma la natura della relazione fra le parti. La presenza del visitatore non è più estranea, ma diventa parte dell’ecosistema di cui inizialmente era testimone. Enfatizzando le similarità fra discipline apparentemente estranee, Bion entra a far parte dell’ambito di studio chiamato Symbiotic Media in cui vengono indagate le relazioni fra corpo, mente e circuiti in grado di dar luogo a dinamiche interattive. Dunque, l’utopistica ambizione di umanizzare le macchine, se da un lato viene soppiantata dalla consapevolezza del limite tecnologico, dall’altro viene attuata attraverso un processo di riconciliazione in cui uomo e macchina sviluppano una sinergia che dà luogo ad inedite forme d’arte.

Francesca Tomassini