The Familiar Stranger

The Familiar Stranger

Le tecnologie digitali, wireless e mobile, stanno rapidamente modificando i rapporti che intratteniamo con persone e luoghi in contesti pubblici urbani. Il Familiar Stranger Project, sviluppato da Eric Paulos ed Elizabeth Goodman dell’Intel Laboratory di Berkeley, esplora le potenzialità di queste applicazioni nel generare delle interazioni, non una comunicazione esplicita, con le persone vicine che tuttavia non conosciamo, ossia i nostri Familiar Stangers. Questi Stranieri Familiari sono individui che osserviamo con regolarità, spesso in luoghi pubblici, ma con cui non interagiamo. Sono ad esempio gli sconosciuti che si incontrano ogni mattina in metropolitana la cui assenza noteremmo. La relazione che stabiliamo con un Familiar Stranger è un vero e proprio rapporto sociale in cui le due parti concordano nell’ignorarsi reciprocamente. Se la familiarità con gli stranieri ci aiuta a sentirci parte di un gruppo, tuttavia le tendenze attuali nell’uso dei telefoni cellulari stanno progressivamente separando le persone dagli ‘stranieri’ afferenti la loro comunità. Sentendoci a disagio in luoghi o situazioni insoliti infatti facciamo ricorso al cellulare, diminuendo drasticamente le probabilità di interagire con individui al di fuori del nostro gruppo sociale. Lo scopo della ricerca è invece quello di usare le tecnologia wireless per estendere il fenomeno del Familiar Stranger. Paulos e Goodman non intendono però progettare delle applicazione trova-amici: gli stranieri infatti devono rimanere tali. I ricercatori intendono al contrario sviluppare la telefonia mobile per esplorare e giocare con i sottili vincoli che ci legano agli sconosciuti e all’ignoto. Uno dei prototipi che hanno realizzato è il Jabberwocky, un’applicazione per cellulari, scaricabile gratuitamente, che trae vantaggio dalla proliferazione del Bluetooth. Gli utenti del Jabberwocky sono capaci di visualizzare tanto i nuovi quanto gli ‘storici’ Stranieri Familiari utilizzando raccolte di indirizzi Bluetooth. Il tool è infatti in grado di intercettare gli altri Bluetooth mobile users senza che questi utilizzino l’applicazione. La caratteristica più rilevante del Jabberwocky è di essere guidato non dai bits di un network online ma dalla vita reale, dal movimento e dall’interazione (o meglio la non interazione) con le persone di cui incrociamo il cammino. Perciò il numero di partecipanti non corrisponde semplicemente alla dimensione di un database collocato su un server centrale ma alla comunità cittadina. Per essere più specifici, chiunque usi un telefono cellulare Bluetooth è potenzialmente membro di questa “community”. Perciò, parafrasando Lewis Carrol, “Attenti Jabberwock(y)”.

Valentina Culatti