Cardiomorphologies, il corpo come strumento

cardiomorphologies, George Khut

George Khut è un artista attivo nel campo delle installazioni e degli ambienti di immersione interattiva. La sua ricerca si focalizza sullo sviluppo di spazi audiovisivi interattivi dove gli utenti possono sperimentare e imparare ad influenzare i processi psicosomatici decifrando il significato dei cambiamenti cromatici, sonori e formali dell’artwork. Il suo ultimo lavoro, Cardiomorphologies (ora in versione 3.0), si inserisce in questo corpus di progetti avvalendosi delle tecniche e dei principi del biofeedback della frequenza cardiaca. Il biofeedback training consente infatti alle persone di ottenere un controllo volontario su diversi processi fisiologici, fornendo un immediato riscontro elettronico delle funzioni corporee. In questo caso i dati della respirazione e la frequenza dei battiti cardiaci, raccolti attraverso una fascia sensibile alle variazioni di pressione posta intorno al costato dell’utente e due sensori che lui stesso tiene in mano, sono usati per controllare una video proiezione. Il video consiste in auree circolari e concentriche che pulsano e cambiano colore seguendo il ritmo del respiro e del cuore. Battiti e respiri vengono inoltre trasformati in suoni emessi da amplificatori, tanto che l’utente, seduto su una comoda poltrona, assiste alla sua ‘bodysong’. Secondo Khut, Cardiomorphologies usa le basi del biofeedback principalmente per aiutare i partecipanti a distinguere tra forme contrastanti di orientamento psicosomatico: dai modi di essere presenti, all’esperienza del sè e del mondo vissuta attraverso la relazione mente-corpo. Rifiutando il preconcetto di matrice occidentale che separa la mente ossevatrice dal corpo oggetto di osservazione, l’installazione può essere sperimentata in due modi. Il primo è passivo: il partecipante è niente di più che uno spettatore diverito dallo spettacolo del suo corpo, incantato dalla traduzione delle sue funzioni vitali in suoni e colori, sorpreso dalla performance. Mentre la seconda è un’esperienza proattiva: al pari di un musicista, l’utente può suonare il suo corpo come se fosse uno strumento, iperventilando o respirando profondamente, emozionandosi o rilassandosi. In entrambi i casi il risultato è un’esperienza ipnotica di interazione cyborg.

Valentina Culatti