Vanishing Point, territori che scompaiono nei media.

Vanishing Point

La rappresentatività di una cultura nazionale, che ce la fa sembrare familiare o esotica, dipende non più dalle similitudini culturali o dalla vicinanza geografica, ma dalla sua frequenza di presenza nei media che invadono quotidianamente il nostro spazio mentale. Vanishing Point realizzato da un team diretto da Mauricio Arango elabora un planetario schematico in cui le nazioni sono tanto più scure quanto più citate, altrimenti tendono a scomparire. Le fonti sono costituite da i quotidiani più letti nei sette paesi più industrializzati del mondo (G7), ossia Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, attraverso i loro canali RSS archiviati in un database SQL e analizzati di conseguenza. “History is made less by those who make it, than by those who tell it”, recita la citazione d’apertura del lavoro ma il pressuposto del progetto, ossia la presenza percepita delle nazioni legata alle news del mondo industrializzato è corretto? Dato il riflettersi delle scelte di una manciata di gruppi editoriali su una quantità abnorme di persone, si sarebbe tentati di accondiscendere a questa ipotesi. Ma la rete stessa che ospita questo progetto è il principale artefice del ribaltamento di questo principio, offrendo spazio e meccanismi a sufficienza per insidiare da molto vicino la dittatura economica della distribuzione cartacea di massa. Se, infatti, commercialmente non è stato ancora concepito il ‘quotidiano’ globale, nonostante l’inglese sia ormai la lingua franca del globo, le mire dei grandi gruppi editoriali debordano ormai da tempo in questa direzione, a scapito della nativa nazionalità delle loro testate. Questo e altri lavori in rete ne anticipano gli anticorpi culturali che saranno inevitabilmente necessari alla conseguente coercita e depauperata sintesi dei contenuti foraggiata dai protagonisti del mercato planetario.