Perligata Roman Language, perl in latino nell’ordine delle cose.

Perligata Roman Language

Le origini del Perl (acronimo di Practical Extraction and Report Language) affondano le radici nelle menti attive del National Center for Supercomputing Applications a Urbana Champaign / Chicago. Grazie alla sue peculiarità Perl ha goduto da subito di una certa popolarità tra i programmatori, ma è stato in seguito allo sviluppo del World Wide Web che ha raggiunto l’apice del successo in quanto, grazie alla sua estrema compattezza e potenza, ha permesso di implementare applicazioni che prevedono un alto grado di interattività. Uno dei punti di forza di questo linguaggio, infatti, è senza dubbio rappresentato dalle potenzialità di manipolazione di testo e stringhe ed è proprio dalla riflessione e dallo studio di queste caratteristiche che ha preso forma il progetto Perligata Roman Language. Nato dalla mente di Damian Conway, professore all’australiana School of Computer Science and Software Engineering Monash University, Perligata si propone come un modulo alternativo all’originale che permette di scrivere programmi Perl in latino. Ma perché proprio in latino? Rispetto ad altre lingue, sia antiche che moderne, l’inglese ha una struttura lessicale relativamente debole. Gran parte del peso grammaticale di una frase inglese risiede su quelli che possono essere definiti indicatori posizionali. Una proposizione come “the boy gave the dog the food” ha senso solo grazie alla convenzione linguistica secondo cui il soggetto precede il verbo, che precede il complemento di termine, che precede il complemento oggetto. Se decidessimo di cambiare l’ordine dei termini, cambierebbe radicalmente anche il significato dell’intera frase. Ora, la maggior parte dei linguaggi di programmazione, usa simili indicatori posizionali. Ad esempio, l’operazione $maximum=$next è molto diversa da $next=$maximum. Nel caso del latino invece, le proposizioni Puer dedit cani escam e Escam dedit puer cani significano entrambe “the boy gave the dog the food”… In generale, dunque, le lingue naturali più antiche possiedono strutture lessicali più ricche (come ad esempio la declinazione per indicare numero e caso) e di conseguenza si basano meno sull’ordine delle parole. In latino invece, si riconosce un soggetto da un complemento oggetto semplicemente perché hanno desinenze diverse, indipendentemente dall’ordine. Il concetto su cui si basa Perligata è proprio questo: introdurre una notazione del linguaggio costituita da desinenze che identificano la posizione dei termini a prescindere dall’ordine nel quale sono scritti, dando una struttura lessicale al linguaggio. A questo punto, non si può fare a meno di ripensare alla nozione jakobsoniana di codice inteso come trasformazione convenuta, di norma elemento per elemento e reversibile, mediante la quale un insieme di unità di informazione è trasferito in un altro insieme. In questo caso infatti il codice che, seguendo la teoria dell’informazione, serve a ridurre l’equiprobabilità iniziale alla fonte stabilendo un sistema di ricorrenze, non è più un sistema puramente sintattico, ma un sistema organizzante che contempla nella propria pertinenza il problema del significato del messaggio, cioè la sua dimensione più specificatamente comunicativa.