The Cinema Effect

The MIT Press, ISBN 0262033127
L’elemento ‘magico’ del cinema, ossia l’immagine fissa che d’un tratto si ‘anima’, come descritto nei reportage delle prime proiezioni dei Lumiere, permane ancora oggi, nelle sale, nei monitor, nell’affitto di cassette e dvd come nello scambio di files compressi in divx nelle reti paritarie. I meccanismi di fascinazione delle immagini in movimento sono cambiati nel tempo, ma permane inattaccabile quella illusoria continuità d’azione che ipnotizza la nostra sensazione di realtà. La ‘frammentazione’, alla base delle tesi dell’autore, va contro le ipotesi di narravità e continuità, enfatizzando il pixel come elemento di discontinuità dell’immagine, il montaggio come pratica di sequenzializzazione di momenti e frame separati, e il ‘vettore’, come transizione dall’oggetto alla sua rappresentazione sintetica. Il cinema dunque si basa su quella che Jacques Aumont chiama la ‘movimentazione dello sguardo’. E se, ad esempio, nella retorica dell’industria “l’enfasi è data sempre più dalla ‘credibilità’ più che dalla verosimiglianza”, asservendo la narrativa al ‘magico’ tout cour, come fa notare l’autore, nell’analisi della simulazione della realtà espressa dallo schermo si sublimano alcune delle caratteristiche delle sperimentazioni condotte nel tempo (come è possibile studiare nell’esposizione Future Cinema, ad esempio) fino ai paralleli concettuali e tecnologici che creano un interessante flusso di idee applicate alla narrazione spaziale e temporale nell’arco di un secolo del medium ‘cinema’.