Fenlandia, pixel rallentati.

Fenlandia

Il mito del ‘tempo reale’ e la conseguente presunta affidabilità della trasmissione dell’informazione in diretta attraverso la rete sono concetti indotti dalla propaganda commerciale e ricalcano a distanza di anni quella che fu la pubblicità dei primi televisori, ossia il riuscire a colmare temporalmente una grande distanza spaziale. A spezzare quasto apparentemente indissolubile legame (digitale = tempo reale), è Fenlandia, un’opera concepita da Susan Collins che per un anno mostrerà le immagini di una regione con caratteristiche rurali e tecnologiche, a seconda delle zone, denominata Silicon Fen nell’East Anglia del Regno Unito. L’opera è cominciata nel maggio 2004 ed è fruibile, oltre che su web, tramite un client in Flash. Ciò che si può osservare è un lentissimo formarsi dell’immagine, attualmente settato ad un pixel al secondo ma che varierà in frequenza in altre fasi del progetto. Questo comporta una fluttuazione della luce che si racchiude nella sua rappresentazione in un’unica immagine. La stessa immagine perde il suo carattere d’istantaneità temporale per assumere quello di una stratificazione dello scorrere del tempo compiuta nella sua fissità. Un’elaborazione che comporta un salto concettuale notevole rispetto all’uso creativo dei tempi di esposizione della fotografia classica e che racchiude una caratteristica propria delle tecnologie digitali (l’accumulo dell’informazione) applicandola però ad un dominio visivo e temporale. La webcam, quindi, viene trasformata da protesi oculare condivisibile dall’utenza della rete, in un lento ed effimero registratore in uno spazio fisso, che schianta la rapidità del succedersi degli eventi in un perverso centellinarsi delle informazioni. Uno spunto estremamente indicativo nell’era della rapidità.