Critical Art Ensemble, effetti di una difesa mediatica.

L’evoluzione del caso di Steve Kurtz dei Critical Art Ensemble, trovatosi in dolorose situazioni personali a doversi difendere da assurde accuse di bioterrorismo, ha portato ad una ridicola ridefinizione delle accuse come ‘petty larceny’, ossia di furto d’animali. Al momento Kurtz ha delle restrizioni per gli spostamenti territoriali, è sottoposto a visite sia casuali che programmate da parte di un pubblico ufficiale del tribunale ed è anche sottoposto a periodici test sull’assunzione di droghe. Il tutto rappresenta un passo avanti, nonostante Kurtz rischi ancora una somma di 40 anni di carcere per i reati che al momento gli sono contestati. Le forme di protesta e di solidarietà non hanno tardato a farsi sentire, dopo il tempestico diffondersi di una lettera di supporto compilata da Eric Kluitenberg (De Balie) e Amanda McDonald Crowley (ISEA). La stessa stata firmata da tantissimi colleghi e ne ha indotte altrettante personali, oltre ad un party per raccogliere fondi, messo su a Londra da Arts Catalyst, e ad una personalizzazione del progetto Uphone di Kate Rich del Bureau of Inverse Technology. denominato Kurtz Shoutout Line permette di registrare direttamente cinque minuti di telefonata come stream audio, fruibili poi dalla rete. Una testimonianza collettiva che aggiunge un altro tassello alle indispensabili pressioni sulle autorità fatte dalla comunità internazionale per un caso d’incriminazione che ha del kafkiano. Infine, come se non fossero bastati gli avvisi di garanzia a colleghi ed amici di Kurtz, ne è stato emesso uno a carico della casa editrice Autonomedia che ha pubblicato i loro testi e che rappresenta un esempio storico di editoria indipendente e libertaria da diversi lustri in territorio americano, avendo dato voce negli anni a diversi critici e teorici della cultura dei nuovi media come Hakim Bey, Matthew Fuller e il collettivo Sarai. Un’intervista ai Critical Art Ensemble è stata pubblicata sul n.20 di Neural.