Acoustic Camera, ascoltare con gli occhi.

Acoustic Camera

Solitamente ad un concerto, o in presenza di un evento altrettanto fragoroso, si percepiscono tali vibrazioni che il suono viene ‘sentito’ in maniera molto più fisica del solito. E una particolare stimolazione del timpano attarverso toni particolari attiva in noi un’irresistibile curiosità di localizzare la fonte dello stesso suono. A tentare di ‘visualizzare’ il suono nello spazio circostante, ossia ad impressionare una sorta di ‘fotografia’ delle frequenze e delle intensità in coordinate circoscritte sono le Acoustic Camera. Questi dispositivi sperimentali ricavano una sorta di termografia del suono, delineato tramite zone colorate che rispecchiano al loro interno l’omogeneità acustica. Il risultato visivo mostra una mappa temporanea del suono che rende con esattezza fonti e intensità. L’invisibilità dei processi acustici rinforza la sua naturale percezione fisica con quella ottica completando inequivocabilmente l’identificazione dei suoni nello spazio. Ma le ‘acoustic cameras’ costituiscono anche la base di partenza per ulteriori elaborazioni, come Acoustic Cartography, un software scritto nel linguaggio ‘processing’ da Daniel Rothaug che estrude in tre dimensioni le immagini bidimensionali ottenute con le ‘acoustic cameras’, restituendo una prima profondità, comunque navigabile, di questa illuminante cartografia delle onde sonore.