Activism online: molto più di una petizione.

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09.01.03 Activism online: molto più di una petizione.


La rete, sin dalla sua nascita, è sempre stata associata a un immaginario di intelligenze immateriali che comunicano attraverso nodi impalpabili a una velocità diffusa, oltre i consueti limiti spazio-temporali. Gran parte di questo immaginario è sicuramente affascinante dal punto di vista emozionale, ma a volte poco aderente alla realtà. Altri aspetti topici della rete sono invece progressivamente confermati: per esempio, l’attivismo on line segue strategie e tattiche che lo collocano in un piano diverso rispetto all’attivismo “tradizionale”, si perde qualcosa sul piano della fisicità, ma si guadagna nel piano dell’immediatezza e della capillarità nella diffusione delle informazioni. Se si decide di utilizzare la tecnologia in maniera diversa rispetto alle modalità “da biblioteca”, effettivamente i nuovi mezzi tecnologici permettono in poco tempo di realizzare “azioni”, coinvolgendo in maniera diffusa una gran quantità di persone. Molti siti americani hanno raccontato la storia di Sara Iglesias, una ragazza di 29 anni che non aveva mai partecipato in maniera attiva a cortei e situazioni affini, ma andava cercando per la rete il modo di far sentire la propria voce: navigando nel sito dell’attivista Michael Moore, e’ arrivata entro pochi link al sito dell’associazione “Answer” (International Act Now to Stop War and Racism), mettendo a disposizione la propria e-mail. In tre settimane è diventata la leader di un gruppo abbastanza grande da riempire un autobus che in ottobre ha viaggiato fino alla capitale per portare avanti la propria protesta. Sarah Sloan, una componente di Answer, afferma che la propria associazione è in grado di organizzare una protesta entro un’ora dal bombardamento di un paese da parte del governo americano: il tutto tramite un network di mailing list, siti web, messaggi wireless. Molte pratiche di attivismo sono spesso poco utili, e alle volte anche dannose, come le petizioni usate come “virus” atti a intasare le mailbox e rallentare il traffico on line, oppure a “catturare” i nominativi di possibili firmatari. Altre volte le petizioni sono utili, soprattutto se sottoforma di e-mail personali dirette a singoli politici, come afferma Howard Rheingold, autore del testo “Smart Mobs: The Next Social Revolution” che analizza come, attraverso le nuove tecnologie, sono state coordinate efficacemente proteste dalle Filippine alle strade di Seattle. Siti che si dimostrano comunque efficaci per le petizioni on line sono e.thePeople, ThePetitionSite e PetitionOnline, oppure siti come MoveOn.org che promuovono la raccolta di fondi per questioni di pubblico interesse.

Tatiana Bazzichelli