DreamBank – Dreaming is not (just) human

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L’esperto di sogni G. William Domhoff, illustre professore e ricercatore di psicologia presso l’UC Santa Cruz ha speso decenni nello studio dei sogni e il loro significato. Nell’arco degli anni egli ha spostato la propria attenzione dalla comprensione dei sogni alla comprensione delle condizioni e delle parti del cervello che danno vita ai sogni. Nella sua teoria neurocognitiva integrata egli ipotizza che durante l’atto creativo del sogno lo stato mentale è del tutto simile alla deriva del pensiero da svegli. A quell’indefinito momento durante il quale (sembra ce ne siano diversi durante la giornata di ciascuno di noi) la mente vaga senza un preciso pensiero logico, in un percorso indefinito, imprevedibile e creativo. E’ proprio a questa teoria che fa riferimento DreamBank, l’opera d’arte generativa dell’artista Claire Malrieux che con il suo lavoro indaga il rapporto tra forma e narrativa, tra potenza creativa e potenza computazionale. DreamBank si mostra al pubblico in una forma estetica essenziale e come una tv in un salotto non punta a nessuna spettacolarizzazione. L’opera attinge da una banca di sogni e basandosi su una classificazione tridimensionale delle emozioni e sullo studio neurocognitivo del processo cerebrale dei sogni, è concepito come un ecosistema che fonde l’analisi semantica ed emotiva dei racconti dei sogni con i comportamenti reattivi e i gesti grafici di un algoritmo in un principio di apprendimento continuo ed evolutivo. Il sogno (o gli infiniti sogni) assume la forma di uno storytelling grafico, generato e raccontato in tempo reale dalla macchina che dismette i panni funzionali in cui siamo abituati a vederla, non più come uno strumento nelle mani dell’uomo, essa non imita ma crea e racconta, disegna imprevedibili forme, in uno spettacolo i cui meccanismi di creazione costituiscono la realizzazione visiva autonoma di una precisa intenzione visionaria. Benedetta Sabatini