Philip Samartzis & Eric La Casa – Captured Space

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Cassette – Crónica

Anche all’interno d’una natura apparentemente selvaggia come quella del Kruger National Park, in Sudafrica, un’area subtropicale assai vasta, attraversata da svariati fiumi e dal Tropico del Capricorno, che comprende le province di Limpopo e Mpumalanga, è possibile cogliere una divisione netta fra quello che è naturale e le zone costruite, decisamente più piccole, realizzate quasi esclusivamente con lo scopo di poter permetter ai turisti di visitare quei luoghi e di godere d’un panorama davvero unico. Diversamente dal paesaggio europeo, dove la differenza è meno marcata e anche le campagne sono in larga parte frutto d’un adattamento antropico, qui la natura originaria, inospitale per l’uomo, è mantenuta tale e sono i turisti, a dire il vero, ad essere confinati in percorsi e recinti delimitati in maniera molto accurata (anche con recinzioni alte e protezioni elettriche ad alta tensione). Non mancano naturalmente come in ogni parco d’una certa importanza i negozi di articoli da regalo, ai quali s’aggiungono ristoranti e rifugi per safari, oltre a svariate altre zone di sosta organizzata. In Captured Space i suoni sono stati registrati da Philip Samartzis ed Eric La Casa nell’arco di dieci giorni e a causa delle rigide limitazioni che regolano il parco – non previste dai due sound-artisti – ogni cattura auditiva che riguarda spazi aperti è stata realizzata utilizzando un veicolo, oppure all’interno degli ambienti in cui hanno alloggiato la notte. Il suono, per la maggior parte delle volte, era “lontano” dagli stessi field-recorder ma questo infine più che un limite si è dimostrato per il progetto una grande possibilità. Quella di documentare fisicamente la realtà d’uno spazio piuttosto incontaminato ma claustrofobico, che caratterizza un’umanità solo di passaggio e dove paradossalmente gli animali sono più liberi del mix esotico di persone auto-confinatisi per vacanza. Il lavoro di Samartzis e La Casa può essere in parte controverso per come è stato realizzato, scomodo come scomoda è stata la sua realizzazione, ma documenta in maniera ineccepibile una “realtà non ordinaria“, descrivendo un contesto alquanto irregimentato. Il risultato è quello comunque di registrazioni molto ricche, brillanti, spazializzate egregiamente e piene di suoni non convenzionali.

 

Philip Samartzis & Eric La Casa – Captured Space