Antje Vowinckel – Tuning Butterflies

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CD – Errant Bodies

Per questo progetto sonoro Antje Vowinckel ha accuratamente registrato tutta una serie di monologhi e dialoghi, espressioni vocali che in parte sono state poi imitate dalla stessa autrice con l’apporto di Marc Sabat e Serge Baghdassarians, due musicisti d’estrazione experimental. Gli accenti delle catture auditive scelte paiono subito alquanto singolari: si sono volutamente andate a cercare, in aree remote dell’Europa e degli Stati Uniti, narrazioni dalle vocalità insolite, espressioni dialettali la cui tipicità delle intonazioni discorsive è piuttosto estrema. Molte peculiari ed insolite poetiche della voce sono qui investigate, in maniera analoga a quello che nelle scuole d’architettura si faceva nei corsi di “disegno e rilievo”, dove il semplice atto di copia diveniva una forma di conoscenza delle strutture formali oggetto di studio e di immedesimazione nelle logiche progettuali. Non sembra un caso che il background di Vowinckel abbia a che fare con sperimentazioni auditive applicate al medium radiofonico. L’attenzione con la quale l’artista berlinese d’adozione tratta sia il suono che la voce presuppone capacità non comuni nel cogliere e replicare certe sfumature, dove tutto concorre nel creare piccole magie, sospensioni e riprese, labili concatenazioni di senso, piccoli cortocircuiti testuali e musicali. L’intera ricerca è condensata in una sola traccia, all’incirca di trenta minuti, nella quale le componenti linguistiche prevaricano, pur essendo in stretta relazione con quelle che sono le espressioni più specificamente musicali. È la natura melodiosa del discorrere ad essere al centro della riflessione dell’autrice, un processo del pensiero che trova espressione automatica nel parlato, quasi a ricordarci che se il linguaggio è un virus, questo può avere molteplici declinazioni e forme di diffusione. Sul pieghevole, in un elegante cartonato rosa-salmone, nel tipico formato rettangolare della Errant Bodies, scrive Vowinckel: “si, nel nostro villaggio diciamo farfalla, ma nel prossimo villaggio, dicono qualcos’altro”. Alla robustezza dei nomi corrisponde un’attenzione che si ferma solo su quello che è più familiare. Non paga, per rincarare la dose, Vowinckel sottolinea quanto le melodie siano solo ricordi e l’ascoltatore abbia bisogno comunque di un contesto preciso di riferimento per attivare a pieno la sua percezione. E se “noi ricordiamo solo la testa d’aquila, il drappo, la colonna, la canzone, la melodia orecchiabile”, il compositore è lì ad assecondarci, senza neanche bisogno di una particolare meticolosità.