Zwischenräume, sorveglianza deviante

Zwischenräume

Generalmente pensiamo alla sorveglianza come fosse uno sguardo distaccato, una forma remota di guardare. Il fatto che le telecamere di sorveglianza registrano informazioni di continuo e in modo discreto edulcora in parte la violenza della loro presenza ubiqua. Ed inoltre l’idea che i dati vengono analizzati solo quando è necessario fa sembrare questi dispositivi innocui. Tuttavia lo sguardo della sorveglianza è sempre diretto e mosso da desideri umani – è anch’esso una forma di voyeurismo. Cosa succede se spingiamo la questione della proprietà dello sguardo ad un punto dove l’azione osservatrice della macchina non solo aumenta le possibilità dell’occhio umano, ma diventa indipendente e in grado di produrre autonomamente le sue storie personali? L’installazione robotica Zwischenräume (Interstitial Spaces) di Petra Gemeinboeck e Rob Saunders si propone di indagare su questa questione, manifestando fisicamente la forza dello sguardo continuo e lanciando una lente investigativa sulle politiche di sorveglianza. L’opera consiste in un gruppo di robot autonomi nascosti in un apposito espediente architettonico di una galleria; quando in azione questi robot fanno (improvvisamente) dei fori attraverso le pareti per ispezionare cosa c’è fuori, comunicare tra loro, e cospirare. Ogni robot è dotato di un martello motorizzato o di uno scalpello, una telecamera, e un paio di microfoni pick-up per interagire con l’ambiente e in rete con le altre macchine. Come spiega Gemeinboeck l’opera sviluppa il rapporto politico tra l’invasione della sorveglianza digitale e le tattiche di combattimento urbano, come quelle per cui i soldati israeliani erano letteralmente istruiti a camminare attraverso i muri privati per tendere imboscate ai nemici. In questo caso il muro è quello dello spazio espositivo, trasformato in uno strumento vero e proprio per l’intervento. Il pubblico è quindi sorpreso dalla improvvisa distruzione di un ambiente familiare. E quindi attraverso gli occhi curiosi dei robot, quello che è la norma (la sorveglianza) si trasforma in devianza (il voyeur).

Valentina Culatti