Studio Azzurro
Tavoli (perche' queste mani mi toccano)

Di fronte ad un'opera d'arte 'tecnologica', capita spesso di provare la sensazione ambigua che l'astanza del mezzo soverchi in spettacolarita' la forza della proposta creativa. Il merito principale di Studio Azzurro sta proprio nell'aver riportato il confronto sul piano dei contenuti creativi, introducendo nella riflessione uno scarto lirico. Nella sua ultradecennale attivita', il gruppo milanese (che ha la sua anima in Paolo Rosa, Fabio Cirifino e Leonardo Sangiorgi ) infatti ha cercato sempre di 'costringere a forme poetiche la tecnologia'. Sia nell'analisi dei codici della comunicazione televisiva o del linguaggio video, sia nel dialogo con la scena teatrale o la sperimentazione cinematografica, e' questa una costante espressiva che da' ampio rilievo alla relazione con lo spazio ambientale e con i tempi percettivi dello spettatore.
La recente attenzione per l'interattivita' computerizzata assume allora il carattere di un naturale sviluppo: che ribadisce la centralita' del bisogno di intervenire criticamente sull'attuale contesto informativo, sottraendolo ai pericoli reali di un controllo invasivo ed eterodiretto.(a.m.)



L'opera e' costituita da 6 tavoli sui cui piani di appoggio vengono proiettate differenti immagini in modo tale da apparire scontornate, senza che si percepisca cioe' il rettangolo di proiezione. Le figure, scelte seguendo una logica narrativa, sono pressoche' immobili: una donna distesa sembra respirare appena, in una ciotola cade ossessivamente una goccia, una mosca ronza sopra lo spazio del tavolo e cosi' via. Tutto sembra sospeso sino a quando qualcuno dei presenti tocca l'immagine. A quel punto essa si attiva, reagisce e sviluppa una piccola parte della sua storia. (...) I presupposti su cui si basava la progettazione di questo lavoro erano abbastanza chiari. In particolare rispetto al problema interattivo ci ponevamo due obiettivi. Il primo era di creare un meccanismo che uscisse da quella dinamica individuo-macchina che cosi' spesso la tecnologia interattiva impone... Il secondo nodo era l'esclusione di qualsiasi presenza tecnologica, di interfaccia tecnologica... L'aspetto tattile doveva incontrare superfici amiche ma viceversa produrre effetti estranianti. Terzo e ultimo aspetto, nello spirito delle videoambientazioni che da anni esploriamo, l'ambiente doveva essere narrante, ma anche "mutante": il dispositivo doveva aggiungere la possibilita' di concatenare differentemente le figure, le suggestioni conseguentemente all'interazione delle persone. Un ambiente sensibile, socializzante e narrante: queste erano le premesse che ci siamo posti e che credo siano state rispettate.
Paolo Rosa


Associazione Culturale Multilink
Connessione Internet a cura di Rete Pandora.

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