Arte Contestuale

A parte qualche eccezione, cio' che quasi sempre e' assente nei manuali di Storia dell'arte e' la figura dell' osservatore, di chi fruisce l'opera. E' una figura fondamentale giacche' l'opera gli si rivolge direttamente, e' stata costruita per comunicare con lui, egli ne e' il destinatario principe. Tuttavia compare di rado, e' nascosto, o meglio, mediato dalla figura dell'esperto, che legge l'opera per lui e ne scrive. In genere questo esperto non si pone i suoi problemi reali, non affronta il suo punto di vista se non da una prospettiva storica, sociologica, antropologica. Quella che scarseggia e', prendendo a prestito una locuzione coniata da Roland Barthes, una Storia degli Sguardi che racconti la fruizione dell'opera e le sue modalita' l'articolazione del suo spazio esterno, l'evoluzione della sua unitarieta' semantica e strutturale, le ragioni della sua collocazione spaziale... Cio' che viene studiato, considerato fondamentale, e' soprattutto l'immagine dell'opera, lo spazio iconografico che la racchiude e che nel contempo finisce col separarla da chi la fruisce, come se in questo tutto-opera, chiuso e autosufficiente, risiedesse l'intero universo espressivo dell'arte: uno spazio solo da guardare, rapiti.
Al di fuori dei manuali la stessa cosa accade, in fondo, anche nel mondo dell'arte contemporanea. Il 'pubblico' non e' direttamente coinvolto, solo una minoranza di addetti ai lavori, di conoscitori, di amatori, che posseggono le competenze per entrare simbolicamente nell'opera, e' chiamata in causa. Il pubblico e' una folla di contorno di figure indistinte, che conta poco o nulla. Questa folla senza nome, un tempo destinatario principe della funzione didattica e illustrativa dell'opera rinascimentale, valido referente fino all'irruzione dell'astrattismo, a poco a poco scompare, si defila davanti a opere che stenta a comprendere, che non sente piu' come proprie di cui non e' piu' il destinatario. Un pubblico che infine ritorna in massa per riscoprire i capolavori del passato, per arredare la propria casa o per partecipare ad eventi di moda.
Il lavoro di interpretazione, di lettura, spetta al critico, che spesso non fa altro che scrivere un bel tema, con belle frasi e parole immaginifiche, sull'opera. Il critico e' l'esperto. Fino a tempi abbastanza recenti era il profeta capace di cavare dall'opera addirittura la sua verita', il suo significato conclusivo, situandolo dunque al di fuori della storia. Oggi, piu' modestamente ma piu' 'scientificamente', nonostante la tentazione di assoluto spesso resti preminente, e' colui che puo' dare una lettura dell'opera - compatibile, argomentata e significativa - all'interno della dimensione storica e culturale in cui vive. Questa lettura non puo' mai costituire la verita' ultima dell'opera, ma solo una sua interpretazione parziale e relativa.

L'opera tecnologica
Nell'arte che utilizza strumenti tecnologici e che fa propri gli apporti delle tecnoscienze, grazie all'integrazione di varie tecnologie (elettroniche, videografiche, informatiche, elettroacustiche, telematiche, cibernetiche, robotiche) l'opera si apre. Si fa dinamica, polisensoriale, sensomotoria, attiva complessi meccanismi di rilevazione e di risposta che mediante dei sensori catturano, elaborano e interpretano informazioni provenienti dall'esterno, e reagisce mediante modificazioni fisiche morfostrutturali a vari livelli di complessita'. Il ruolo dell''esterno', di cio' che e' al di fuori dell'opera - dunque dell' 'osservatore' e del contesto ambientale - diviene dunque fondamentale per l'esistenza stessa dell'opera, che su questi contributi fonda gran parte del suo senso: senza l'interazione con il fruitore, con il 'pubblico', con l'ambiente, essa sarebbe priva di significato, lettera morta, hardware senza alcun valore artistico.
Con l'impiego del computer e della sua straordinaria versatilita' sia come generatore di rappresentazioni che di regolatore di sistemi, nonostante che il comportamento del costrutto artistico sia basato su di una codificazione, dunque contenga un fondamento dato e riproducibile come parte essenziale della sua struttura, il linguaggio espressivo dell'opera non ha piu' tanto a che fare con l'identita', bensi' con la differenza. L''opera' e' in realta' il risultato dell'interazione con il fruitore, con il 'pubblico', con il sociale, con l'ambiente, dunque e' sempre diversa. E' metamorfica, in grado di conformarsi in risposta agli stimoli esterni pure osservando le medesime condizioni funzionali di partenza. Scaturisce dall'integrazione - dall'interazione - di una parte costitutiva interna, dipendente da essa (software e hardware, entrambi noti, codificati e riproducibili), che contiene le condizioni di partenza, di possibilita' e di una parte esterna ad essa, indipendente e parzialmente ignota (come prevedere esattamente le modalita' di approccio del fruitore o la variabilita' del contesto ambientale nel quale l'opera e' collocata?) che rende operative quelle condizioni di partenza. L'opera e' aperta perche' il risultato dell'interazione non puo' mai essere completamente predetto.
Quest'opera trae dalla propria modificabilita' grazie all'interattivita' la sua ragione di esistenza; vive quando e' attivata da stimoli esterni, tende quindi all'evento nel segno della partecipazione, del coinvolgimento. Quando entrano in gioco tecnologie telematiche e di telecomunicazione arriviamo al dissolvimento del costrutto artistico in un coacervo di relazioni, e la reciprocita' dell'interazione evolve fino a confondere, e persino a ribaltare, i ruoli canonici di artista e fruitore, avendo quest'ultimo non solo la possibilita' di modificare l'opera ma persino di costruirla, di proporla e di veicolarla. La realta' dell'opera si fa quindi evento globale, con una 'struttura' - e dunque anche una capacita' di azione - estesa alla scala planetaria. L'opera, trasformandosi dinamicamente in conseguenza di tali interazioni sposta il proprio significato da oggetto a processo aperto di relazioni, a evento. Fino al punto in cui il significante (immagini, suoni, audiovisivi, azioni, ecc.),in quanto risultato di un insieme di relazioni interattive, risulta di importanza trascurabile rispetto al rilievo concettuale del processo (la stellarita' planetaria della comunicazione).
Dunque il modello di 'opera d'arte' come qualcosa di unico, assoluto, statico e inderivabile, indipendente dal contesto in cui si trova (la dimensione sociale, l'ambiente), e' messo profondamente in discussione. Se l'opera tradizionale e' un unicum, un oggetto chiuso e autosignificante (il quadro, la scultura...), l'opera tecnologica per la sua natura relazionale prospetta invece un'interazione dinamica con il fruitore, con l'ambiente in cui e' situata, fino a configurare costrutti che esistono, si trasformano e si significano sostanzialmente in base a tali relazioni, che dunque non hanno una dimensione assoluta e definitiva ma transeunte. Questa natura dell'opera si riflette sulle figure dell'artista e del fruitore. L'artista da produttore di oggetti diviene attivatore di processi di comunicazione. Il suo operare consiste nell'organizzare informazioni anziche' materiali, nel porre attenzione agli aspetti comunicativi, interattivi, percettivi, dialogici dell'opera nei confronti del fruitore e del contesto ambientale, sociale. Il fruitore, l'antico "osservatore" dell'arte tradizionale, da entita' passiva, destinatario di un messaggio esclusivo e immutabile, si trasforma invece in collaboratore, in coautore del costrutto artistico.

Entra infine in crisi l'universo a latere dell'arte, il mercato, il collezionismo, a causa della natura non oggettuale dell'opera. Cambiano le modalita' espositive, giacche' l'opera si trasforma in base a come e' fruita e all'ambiente in cui si trova...

Queste nuove forme d'espressione, aperte e dal linguaggio relazionale, sono a loro agio nell'ambito sociale, non specialistico, piu' che in luoghi tradizionali come musei e gallerie, sia per ragioni quantitative - per il numero di interazioni possibili - che qualitative - per la varieta' la ricchezza e la natura di queste interazioni.


In principio c'e' il Mondo
Quest'arte, dunque, richiama prepotentemente in causa quel 'pubblico' dimenticato di cui parlavo al'inizio, la cui presenza e' fondamentale per l'esistenza stessa dell'opera: essa infatti consiste in processi di interazione. Grazie alle tecnologie l'arte quindi si riconcilia col mondo, col sociale, recuperando una scissione creatasi con l'ideale romantico ed ereditata dalle avanguardie del Novecento, sostenuta dalla critica, dall'estetica, fondata sull'esclusivita'. Con l'arte tecnologica questa esclusivita' resta, ma dietro il volto di un'interfaccia familiare e intuitiva.

La socialita' la collettivita' dell'opera, la sua 'riconciliazione' col mondo, portano a definire un'arte contestuale. Sappiamo che non e' un concetto nuovo. Nell'arte del Novecento, almeno a partire da Duchamp, questa direzione di contestualizzazione dell'opera, poetica, estetica, critica e' evidente, in un processo che colloca l'arte che impiega gli strumenti tecnologici lungo il medesimo filo rosso: non piu' l'opera-oggetto in se', con l'indipendenza della sua struttura e delle sue regole interne, bensi' la sua dipendenza dal contesto. Tale processo di contestualizzazione, sia pure in mezzo ad alti e bassi, e' stato sempre presente, e trova oggi la sua incarnazione nell'opera interattiva, multimediale, telematica.

Va infine sottolineato come questa apertura, questa sensibilita' allargata, questa fruizione espansa travalichino il sociale per estendersi alle ragioni fondamentali e alle condizioni piu' generali dell'esistenza, anche al di la' della dimensione umana. Si entra - con legittimita' scientifica - in cio' che sta al di sopra del nostro universo culturale, fondato sulla comune appartenenza a una specie, ci si interroga su quell'universo ancora piu' generale che da sempre l'umanita' cerca di conoscere: l'esistente fenomenico, che spesso sogliamo chiamara 'natura'. Dunque, grazie a questa 'luce virtuale', ecco emergere le tematiche della vita artificiale, della biologia, della genetica, della creazione della vita, della complessita' sistemica, le problematiche dell'impatto delle tecnoscienze, della comunicazione, del rapporto tra naturale e artificiale, le questioni dell'ambiente, della percezione, della razionalita' della creativita', del corpo e dell'unitarieta' delle sue facolta'...

Quest'arte possiede naturalmente una vocazione di generalita' lo stesso sociale viene visto come collettivita' informazionale, assunto come parte di una sistematica piu' ampia, di una speculazione piu' articolata e globale: 'In principio c'e' l'Artista' viene sostituito in 'In principio c'e' il Mondo'.

Pier Luigi Capucci



Associazione Culturale Multilink
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