Alva Noto – Hybr:id III

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CD – Noton

“Non c’è difesa, opposizione o rigetto all’alterigia dell’hybridus”, così commentavamo il precedente episodio di questa saga, iniziata nel 2021, che riporta Alva Noto sotto i riflettori, a ulteriore conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – di un talento incontrovertibile e di una lunga e lodevole carriera, iniziata negli anni novanta e costruita attraverso un approccio interdisciplinare il cui effetto è stato quello di sfumare in maniera decisiva i confini tra musica, arte, scienza e tecnologia. Ognuna delle uscite Hybr:id è nelle intenzioni dell’autore un mondo sonoro a se stante e l’obiettivo è quello di dare a ciascuna di esse una veste scultorea, dove quasi ogni traccia evolve fatalmente in quella successiva. Per Alva Noto è fondamentale che l’ascoltatore segua le sequenze previste, in modo da permettere ai suoni e alle strutture di svelarsi completamente, mostrando tutte le loro sfumature e complessità, che in questa serie ancora afferiscono a sempre nuove tecniche compositive, inseguendo geometrie, visioni contraddittorie e immaginari matematici. Adesso i suoni si muovono tra ritmi stilizzati e distesi, creando atmosfere oniriche composte dalle più disparate frequenze. Come nelle due precedenti implementazioni della serie le musiche scaturiscono da una collaborazione con un coreografo, in questo caso lo statunitense Richard Siegal, che per Ballet of (Dis)Obedience è a sua volta inspirato dallo Shuudan Koudou, una disciplina sportiva giapponese che consiste in una serie di sorprendenti e sincronizzate azioni tra gruppi di persone che si muovono dando vita a figure d’insieme molto stilizzate e seducenti. La profondità di Hybr:id III, allora, non risiede solo nella costruzione di scenari decisamente articolati e dalle forme ipnotiche, ma anche nella suggestione di un suono che diventa esso stesso movimento e spazio, riflettendo il rigore e l’armonia dell’intreccio dei corpi sulla scena. Ogni traccia vive e respira invitando l’ascoltatore a seguire un percorso ben definito, che dà vita a un’esperienza immersiva e meditativa. Fra le tracce più significative dell’uscita possiamo certo annoverare “Noh Talk”, che apre l’album con un’atmosfera raddensata, minimale e mentale, mentre “Sync Dark”, subito dopo, si distingue per i suoi ritmi pulsanti e le sequenze ombrose, che creano tensione e profondità. “Obsessive Behaviour Day” esplora versanti altrettanto oscuri ma è ancora più maniacale, prima che “Épilogue” chiuda il viaggio con tappeti di ronzii, toni sospesi e contemplativi, suggerendo di fatto una sintesi finale che ancora condensa tutta l’astrazione e la concettualità dell’intera esperienza.

 

Alva Noto – Hybr:id III