Traffic Cam Photobooth, take selfies with surveillance cameras!

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Sebbene il dibattito sulla privacy e sul diritto all’anonimato vada avanti da molti anni, non sembra certo aver esaurito il suo perché: siamo, di fatto, più che mai scrutati, intercettati, riconosciuti da un insieme sempre più ricco di sistemi di sorveglianza connessi. La loro presenza fa parte della nostra vita in modo così pervasivo e serenamente “utile” che è difficile accorgersene e praticamente impossibile sottrarvisi. Morry Kolman, artista americano che utilizza la tecnologia quotidiana per stimolare domande sul nostro rapporto con ciò che ci circonda, con l’opera Traffic Cam Photobooth riporta l’attenzione del pubblico sull’argomento, ma con un espediente del tutto nuovo. Nella pratica, il progetto si presenta come un sito web che offre agli utenti la possibilità, attraverso il proprio smartphone, di trasformare l’intera rete delle oltre 900 telecamere rese disponibili (non certo per questo uso) dal Dipartimento dei Trasporti, in una enorme cabina fotografica. Un sito sempre connesso, in tempo reale, dove gli utenti, dei quali Kolman non raccoglie pressoché alcun dato, possono scegliere la telecamera più vicina e seguendo i buoni consigli dell’artista, tra i quali la raccomandazione di non farsi investire, scattarsi un selfie da incorniciare con tanto di dedica personalizzabile, in formato Polaroid o una striscia di fototessere, ovviamente da condividere… oppure no. Le fotocamere nate a scopo di sicurezza e controllo, si trasformano così in uno strumento di libera espressione individuale, con la riappropriazione dell’infrastruttura solo per divertimento, trasformando l’oppressione di essere sempre controllati in un gioco liberatorio di auto-rappresentazione.

 

New York artist creates website to capture selfies using traffic cameras