Hannes Seidl – Befreit die Maschinen

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CD – Gruenrekorder

Già i Kraftwerk agli albori degli anni ottanta promettevano – immaginiamo poco consapevoli di cotanta anticipazione – che azionando un tasto speciale un piccolo calcolatore elettronico avrebbe suonato una breve melodia. A dire il vero quella delle macchine musicali è una suggestione che precede del tutto la contemporaneità, tanto che le prime testimonianze di automi musicali risalgono addirittura al III secolo avanti Cristo. Dobbiamo arrivare tuttavia al 1970 e alle ammonizioni di Alvin Toffler per immaginare tempi e una quotidianità a noi più vicina. Il sociologo statunitense pensava infatti che il futuro spesso “arriva troppo presto” e perfino “nell’ordine sbagliato”. Aveva così ragione che oggi, nella post-modernità conclamata, l’idea che le machine possano soddisfare i nostri bisogni primari ci sembra a ben ragione un sogno ingenuo. Se il futuro è già arrivato e oramai passato, al francofortese Hannes Seidl sembra conseguente chiedersi cosa sia rimasto della solenne speranza che tutti possano fare musica. “Liberate le macchine” è la risposta a questa domanda, con l’esplicito invito di passare dal virtuosismo a un “ascolto consapevole”, pregiandosi – non sappiamo celando quanto senso critico e quanta ironia – di superare la società del lavoro e recuperare tempo ed energie da dedicare alle cose belle, piacevoli e sublimi della vita. Il progetto di Seidl prende le forme di una sorta di radiodramma robotizzato, una traccia unica di oltre quaranta minuti, con suoni automatizzati ed elettronici che sono giustapposti a spezzoni di una conferenza del filosofo e politologo Michael Hirsch. Molteplici sono i programmi per computer che generano i suoni che sono stati utilizzati da Seidl, altri ancora tra quelli esistenti fanno più o meno le medesime cose e bisogna essere innanzitutto un valente musicista e studioso per ottenere dei risultati di qualità, perché alla base del tutto c’è comunque una scelta, un’elaborazione concettuale che non è del tutto frutto di automatismi. Se Hirsch ci fa riflettere su quanto sia sempre più obsoleto il lavoro umano in una società iper-capitalista, Hannes Seidl ci rende partecipi di come anche il concettualismo delle avanguardie storiche sia arrivato al capolinea. Tutto è diventato irrimediabilmente più veloce, opzionabile da un arco di scelte prefissate e derivativo di quelle che sono le funzionalità di un dispositivo. Allora questa spinta acceleratrice, alimentata da una logica che è anche quella dell’usa-e-getta e da una mentalità di breve termine, non potrà che vedere molti sull’altro lato della barricata, mentre sarebbe più utile non una cieca accettazione e nemmeno una cieca resistenza all’uso delle “macchine”. Sempre ricordando le teorizzazioni di Toffler, occorrerebbero invece “tutta una serie di strategie creative per forgiare, deviare, accelerare o decelerare selettivamente il mutamento”. A Seidl va pieno il merito dell’eccellenza delle sequenze sonore e di porre in gioco in maniera sibillina questioni importanti di questo tipo.

 

Hannes Seidl – Befreit die Maschinen